Tutte le limpide mattine, Gimillan si risveglia accolta dal caldo abbraccio rutilante della Grivola, della Punta Rossa, del Gran Paradiso e dal tranquillo illuminarsi del Ghiacciaio della Tribolazione. Non conosco Cogne a quest’ora del mattino, con l’autunno che ha appena varcato le prime sue giornate. Per essere sincero fino in fondo, non conosco Cogne neanche ad altre ore del giorno, eccezion fatta per qualche giro con la MTB nel vallone dell’Urtier. Oggi è diverso: questa escursione è una missione che molte persone mi hanno indirettamente richiesto … “dai, manda qualche foto di Cogne …”.
Non conoscevo affatto quest’angolo di Cogne, quindi non posso far altro che ringraziare coloro i quali mi hanno dato una forte spinta ad organizzare questa escursione in queste regali lande. Avevano ragione: c’era un buco nella mappa-indice troppo vasto nella zona sud della Valle d’Aosta. Ora due sesti del territorio di Cogne sono a me un pochettino più noti. Ho ancora molto lavoro da fare. Come molta strada mi resta oggi. A un quarto dopo le sette, lascio Gimillan avvolta nel caldo vermiglio proiettato dal sole sulle cime sovrastanti. L’alba è mozzafiato: non ho percorso che dieci minuti e la macchina fotografica è già al lavoro.
L’aria fredda delle mattine di tardo settembre mi accompagna lungo la percussione profonda, imbastita dal sentiero nell’infinito vallone di Grauson. L’alba ferita dai cavi del Superphoenix scompare dietro il primo angolo, inghiottita dentro il cupo canyon avido anche del sentiero. L'”8″ scende sul primo ponte, in località Encloseur: da qui in avanti sarà solo salita, quasi sempre blanda.
Spinto ed incavato nel profondo fondovalle, il sentiero corre su pendii dolci fino all’Alpage de Pilaz, situato a fianco di una bella cascata. Una ripida balza, breve, interrompe il bel ritmo del mio cammino, per poi concedere respiro su pendenze medie. Un improvviso angolo porta il sentiero a tagliare, pianeggiante, dentro un bosco straordinariamente variopinto, a picco sul torrente.
Lentamente il progredire porta ove gli alberi vengono cancellati dall’altitudine: in pochi minuti arrivo all’Alpe Grauson Vieux, agglomerato di baite alcune delle quali conservate e restaurate in modo sublime. Un paio di fontane chiuse e la tarda stagione mi impediscono di trovare acqua. Provvederò.
Proseguo superando un ponte e seguendo il fianco sinistro del vallone, in un punto chiuso da una strozzatura. A poca distanza dal Grauson Vieux, una bella collezione di cartelli indicatori, gialli ed in legno, forniscono rassicurazioni sui destini della giornata. Direzione colle di Laures: sinistra, avanti tutta. Dal numero 8 si passa al 9.
Il sole perfora l’alto costone del fondo valle Grauson, dominato dalla Tersiva che è restia ad apparire. Al momento è l’alta cresta che demarca il profilo orografico sinistro, e che accompagna fino al lontano Col des Hevergnes a segnare il mio passo. La recente imbiancata rende irreale questa bastionata: quasi solenne ed importante, perchè senza la neve sarebbe una squallida costa di detriti e pendii erbosi poco significativi. Incontro la fredda luce mattutina, filtrata da radi cirri, poco sotto una solitaria baita, con fontana funzionante. Faccio finalmente il pieno.
Proseguo ancora verso sinistra, evitando di andare in direzione Col di Saint Marcel (indispensabile per chi volesse compiere la traversata verso Druges, Saint Marcel). Elegantissima, in direzione opposta alla mia marcia, la Grivola richiama attenzione, proprio mentre attraverso placidi pianori antistanti gli alpeggi “Grauson Nouveau”. Un pregiatissimo mantello bianco ricopre i suoi fianchi, risaltandone la nobile presenza. Una corte di damigelle e putti si dispongono diligenti intorno a questa regina. Appena distaccato, sulla sinistra, il Gran Nomenon è l’unica vetta a reclamare pari dignità. E’ un colpo d’occhio impressionante.
Per la cronaca, all’Alpe Grauson Nouveau, sorge, angolo settentrionale della baita di destra, il bivacco Grauson-Tentori, distrutto a giugno di quest’anno (2001) da un grave incendio.
Ancora pochi minuti e l’ennesimo bivio si presenta avanti a me; “L.Lussert” recita l’incisione sul legno del segnavia. Quindi ancora a sinistra. C’è un fatto: io voglio andare alla Pointe de Leppe e so che sarà tutto un fuoripista … l’importante è trovare il punto giusto. Potrei salire dal lago Corona, stando alla sinistra della conca. No. Decido di passare oltre e proprio all’altezza del cartello prima descritto entro dritto nel valloncello. Da questo bivio la vetta che domina l’ampia conca è la Punta di Leppe. Una spalla erbosa nasconde alla vista il colletto appena alla sinistra del Mont Vallonet, indistinguibile punta dello spartiacque settentrionale del Grauson. Occorre trovare il passaggio del colletto per arrivare in cima alla Leppe.
Ben presto le tracce seguite mi portano all’Alpe Taeserè, a ridosso di un costone roccioso rialzato, sotto il quale il sentiero torna sul principale per i laghi Lussert. Mappa alla mano, decido allora di risalire fino al lago Lussert Inferiore. Camminando verso la meta, finalmente la depressione nella cresta si rende ben visibile. Pochi metri prima di arrivare al lago, mi tengo sulla destra della conca. Raggiungo un gruppo di tre grossi pietroni contigui, nei pressi dei quali c’è una sorgente. Seguendo sentieri “delle capre”, praticamente inesistenti, rimonto il bordo del catino. Ora una seconda spalla erbosa chiude un piano-pietraia. Supero la spalla e mi trovo ai piedi degli sfasciumi sottostanti il colletto. In dieci minuti il Monte Rosa mi appare, al di là dello spartiacque.
La Leppe è a portata di mano, risalendo la cresta Est, prosecuzione del contrafforte che parte dalla Tersiva ed attraversa tutta la testata del vallone di Saint Marcel, a chiusura totale di esso. C’è un abbozzo di sentiero proprio sullo spartiacque, lungo il terreno erboso. Il forte vento, molto freddo, mi costringe a scegliere la salita al riparo del costone. Il versante di Saint Marcel mi risparmia questo fastidioso inconveniente. La prima neve della stagione copre il sentiero, rendendolo scivoloso; è facile perorare la decisione della salita al riparo. Superato un tratto molto ripido su erba ispida, a metà tra la vetta ed il colletto incontro sottili sfasciumi. Camminare diventa faticoso per la quota e le continue scivolate sugli appoggi. Con trenta minuti abbondanti, ed insospettatamente duri, risalgo il tratto tra il colletto e la vetta. Era forse meglio restare lungo la cresta innevata e marciare sul sentiero, patendo un po’ il freddo.
Punta di Leppe uguale meraviglia. Inusuale l’angolo visivo, come altrettanto maestoso è il panorama che si gode da questo privilegiato balcone naturale. L’Emilius è ad un tiro di schioppo, la Tersiva anche, le selvagge punte del Grauson, del Garin, la Punta Rousse e la Laures, compresse da una vertiginosa prospettiva. Splendidi i laghi di Lussert visibili, come maestosi i bacini di Laures (Lac en Bas, Lac Long, Lac en Haut) e l’impossibile profilo del Lago Ghiacciato, proprio alla base della piramide dell’Emilius, versante di Laures. Luce splendida sulla Grivola e Punta Rossa, maestosità e grandezza vengono dispensate dal Gran Paradiso e dalla complessa tortuosità del Ghiacciaio della Tribolazione. Ancora più esterni al cerchio concentrico di vette, il Rutor, il Bianco, dalla vetta principale fino al Tacul. Poi l’Emilius si erge a baluardo, coprendo Rochefort e Jorasses. Nuovamente Bianco fino al Dolent, poi Velan e Combin così apparentemente vicini. I monti dell’Arolla, quindi il Cervino, giusto a destra della terribile Grand Rouesè. Indisturbato tutto il gruppo del Rosa ed i contrafforti dalla Testa Grigia fino alle montagne confinanti con il Piemonte.
Lascio un grande panorama per rituffarmi nella solitudine del profilo della Leppe e nel colletto sotto il Mont Vallonet. Ritorno, con una breve discesa al primo lago di Lussert, l’Inferiore. Voglio raggiungere il secondo obbiettivo della giornata: il Colle di Laures. Scendendo dall’alto della vetta capisco come la strada migliore di salita sarebbe stata seguire il profilo orientale della cresta. Sarà per la prossima volta … Sono passate quasi due ore, da quando sono passato di qui prima, e la luce ha cambiato il volto del vallone occidentale del Grauson. Ora le rocce sono straordinariamente rosse, soprattutto il catino di sfasciumi della Laures. Il contrasto con il verde smeraldo-blu dei primi due laghi è davvero rimarchevole.
Raggiunto il Lago Inferiore, ne percorro parte del periplo per trovare l’erta che conduce al Lago Mediano. Tra i tre laghi c’è circa un’ora di cammino, superando pendenze irregolari; ora strappi ripidi, quindi i piani lungo i laghi, ora tratti resi difficili da pietraie assai insidiose, come l’arrivo al Lago Superiore. Sono molto stanco e soffro parecchio l’arrivo al Superiore, ma sono troppo curioso di andare a visionare da vicino la cresta (passaggi di II) della Laures ed il vallone omonimo, versante settentrionale del colle. La smania di sbirciare mi fa superare un momento di grande difficoltà, nel ripido ed instabile tratto che separa il Lago Superiore dal Colle. Brevi tracce di sentiero affiorano in mezzo ad una devastante pietraia, ammorbidita da dieci centrimetri di neve fresca, che però potrebbero coprire pericolosi buchi.
Arrivo al Colle quasi alle 3 del pomeriggio. Completo le riprese, rendendomi conto di essere finito in un luogo assolutamente “lunare”. Ci sono solo pietre, pietroni e pietrine, e l’acqua dei laghi è solo un miraggio reale. La cresta della Laures è una tortura anche per gli occhi, come la barba trasandata di un clochard. Appena più nobile il profilo dell’Emilius, signore incontrastato del paesaggio, circondato da una sciarpa di pietre rossiccie. Tutt’attorno nient’altro che una desolante distesa grigia-marroncina, impreziosita dalla forte tonalità del Lac en Haut e del Lac Long di Laures. I resti di microscopici ghiacciai difesi dai bastioni nord che seguono lo spartiacque dalla Laures fino alla Leppe aggiungono novità cromatiche alla selvaggia noia del vallone di Laures. Chiudono, a nord est, la testata valliva, la Grand Rouèse, la Petit Rouèse e la regolare Becca di Salè.
Discesa diretta sul lago. Riesco a trovare qualche metro in più di sentiero, sempre comunque su terreno poco agevole, ma è sicuramente meglio che il taglio in diagonale percorso in precedenza tra il Lago Superiore ed il Colle. Lo scivolo ghiaioso è molto ripido ed occorre cautela per evitare di tirarsi addosso il pietrisco. Il colpo d’occhio, in riva al lago, è superlativo: la Tersiva lontana impreziosisce come un raro diadema la cornice di monti, interrotta soltanto dalla depressione del Col des Hevergnes. Il forte controluce incupisce la rude silhouette del Monte Grauson, ed occorre camminare verso il sentiero d’accesso al lago per ritrovare la controversa piramide del Garin. Ovunque, attorno, pietre spolverate di neve fresca, ed acqua dai toni indaco. Il tratto più agevole della pietraia è quella costiera. Seguendo alcuni sbuffi di vernice gialla ritorno sul sentiero che mi ha condotto fin quassu.
Lascio il Lago Superiore lanciando uno sguardo al tormentato versante orientale della Laures, colore della ruggine, ormai incupito dalle prime ombre. La prima parte del rientro mi fa godere appieno lo spettacolo offerto dalla luce del Lago Mediano, un triangolo con i vertici arrotondati, vedendolo dall’alto. In basso il Lago Inferiore, forse il meno spettacolare, ma segnavia decisivo a questo splendido angolo del Grauson. Fuori dalla zona dei laghi, attraverso pianure dai colori magici, anche se impoveriti dalla tarda stagione. L’erba esautorata dalla calda estate, vira in tonalità “terra di Siena” regolate dalla sapiente regia del sole. Il profilo prorompente della Grivola è uno stupendo colpo d’occhio, nei pressi dell’ex bivacco Tentori.
Prima di ricongiungermi con il sentiero che segue il corso del torrente Grauson, ancora uno sguardo alla profonda prospettiva dei pianori culminanti nella piramide della Tersiva. Poco per volta ritrovo tutti i gruppi di baite fino all’Encloseur. Il ponte mi riporta, percorrendo la corta rampa, sulla destra orografica del vallone. Lentamente la discesa termina su Gimillan, con il sole che fatica a nascondersi dietro la Punta Rossa. Sono le 18:15 quando arrivo all’auto. Stanco, ma infinitamente riconoscente con chi mi ha consigliato di venire fino a qui, dove la luce, le terre ed il cielo giocano senza pensieri, all’infinito, divertendosi a reinventare scenari colorati impensabili.
Info per Cima di Leppe, Laghi di Lussert, Col di Laures
Altitudine: 3.305 m. (massima altitudine, Cima di Leppe)
Quota partenza: 1.787 m.
Dislivello totale: 1.850 m. totali.
Località di Partenza: Pont Valsavarenche.
Tempo totale: 11 ore / 12 ore
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: soprattutto S
Mappa: IGC foglio 3 – Il Parco del Gran Paradiso, scala 1:50.000
Altre note: Da Cogne, raggiungere la località Gimillan. Dal parcheggio è facile trovare il segnavia per Laures, Lussert. Segnavia giallo 9, poi 9A. Questo itinerario, così concepito è veramente lungo. Sono due gite in una. Ci fosse il bivacco Tentori ancora integro, sarebbe bello e spettacolare spezzare in due giorni questa autentica maratona. Il terzo giorno si potrebbe salire la Tersiva!
Per la Punta di Leppe occorrono 4,30-5 ore di salita. Per il Colle di Laures almeno 1,30-2 ore dal Lago Inferiore di Lussert (con la Leppe già nelle gambe!). Solo il Colle di Laures porta via almeno 3,30-4 ore. Il totale stimato è di 7 ore di salita e 4 di discesa. Faticare per faticare con un giorno a disposizione, dovendo scegliere, consiglio senza alcun indugio di andare alla Punta di Leppe, belvedere straordinario.
*1530m+320m di dislivello in salita, Gimillan-Leppe, Lago di Lussert Inferiore-Colle di Laures. Circa!
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, quindi svoltare per Aymavilles e risalire la Val di Cogne.
Giunti a Cogne, superare l’abitato e, appena fuori da esso, svoltare a sinistra, direzione Gimillan.
Note particolari: nonostante l’itinerario si svolga nel territorio di Cogne, esso NON è all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso.