Pont Valsavarenche, ore 8 del mattino: nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Ha nevicato un paio di giorni fa … aria molto fresca, cielo terso, leggera brezza. Condizioni ideali che ci dovrebbero garantire una bella gita, in questo remoto angolo della Valle d’Aosta, che si incunea in direzione sud, verso Ceresole Reale. Assodato che il condizionale in montagna è modo obbligatorio, questa gita controversa, grazie alla sinergie della sua esposizione, combinata con la temperatura relativamente bassa, regala una splendida discesa su ghiacciaio: del Grand Etret, ovviamente!
Parlavo di gita controversa e mi spiego subito: i suoi detrattori la snobbano per via dell’eterna introduzione nel lunghissimo falsopiano. Prima lungo l’anello di fondo, poi nella strozzatura del vallone, vero e proprio ricettacolo di slavine e slavinette. E’ un eterno peregrinare in linea quasi retta verso lo spartiacque terminale. Chi procede qui per la prima volta si chiede quando la gita incominci a diventare seria … ogni cosa al suo momento. Ci sarà anche quello in cui qualcuno potrà rimpiangere l’esordio di giornata. La lunghezza del percorso è un’altro fattore da prendere in considerazione: occhio all’allenamento. Il Grand Etret è sì una passeggiata, ma è sufficientemente lunga da mettere in difficoltà chi non ha gambe.
Occorre ricordare che questa è una gita che termina su ghiacciaio e dunque le sue condizioni variano di anno in anno. Nel 2001 l’innevamento è eccellente, e le immagini documentano superficie particolarmente perfetta e liscia. Basta un anno di scarse precipitazioni per far affiorare crepacci ed irregolarità … Altra importante avvertenza: lasciar perdere questa escursione dopo abbondanti nevicate o rialzo termico, fatto salvo il completo scarico dei pendii laterali. Il primo tratto è pericoloso!
Come già detto, questa gita si divide, banalmente, in due parti ed è drasticamente spezzata da un piccolo bacino facilmente identificabile: oltre quello le pendenze diventano man man consistenti all’avvicinarsi alla meta. Cartina alla mano e con un calcolo a spanne la salita ha uno sviluppo di circa 8 chilometri. Si entra profondi nel vallone e si superano le prime strozzature, fiancheggiando il torrente: a volte le tracce sono a destra a volte a sinistra. Dipende dalle valanghe già cadute o dall’umore di chi traccia. Senza tracce né pericoli si può procedere lungo la sinistra orografica. Di colpo il vallone si apre, accompagnando sempre dolcemente la salita. Nella strozzatura appaiono rari strappi, quasi a ricordarci che la pendenza esiste.
Arrivati proprio sotto la Becca di Monciair, ardita guglia rocciosa che compare alla sinistra salendo, prima della forma irregolare dei Denti del Broglio è situata l’ultima delle strozzature. E’ un’autentica trappola per topi, in quanto appare come un luogo ove possono convergere contemporaneamente un paio di distacchi pericolosi. Qui ha inizio il ghiacciaio, dunque anche le pendenze. Prima un traverso, poi una ripida gobba. Seguono ampi diagonali che solcano il bacino centrale dell’Etret, offrendo una piccola tregua a circa tre quarti di percorso, per poi chiudere con un’impennata.
Gli ultimi traversi sono decisamente spettacolari, con vista sulla discesa e con l’impressionante profilo del ghiacciaio. Seguire la direzione verso il colle più orientale (l’estrema sinistra dello spartiacque) e, una volta raggiunta la cresta, svoltare in direzione SO (destra) per superare una anticima e raggiungere la vetta vera e propria. Porre attenzione agli ultimi traversi, in quanto sono spesso ghiacciati e scivolosi. A volte potrebbe essere necessario togliersi gli sci per risalire il muretto sottostante l’anticima. Oltre quello è un banale taglio fino alla vetta.
La discesa offre spunti decisamente divertenti nella sua prima parte: dall’alto si potrà valutare meglio il lato da scendere. Con presenza di vento la neve migliore è, generalmente, sotto la Punta Fourà (date una sbirciata al ripido approccio per la vetta, proprio poco al di sopra del bacino del ghiacciaio), quindi occorre circumnavigare il ghiacciaio per andare dalla parte opposta della conca. Meno esposta al sole e quasi a nord pieno la discesa diretta dal colle orientale che è pure molto più ripida. A voi la scelta in base alle condizioni del momento.
Qualche spunto interessante si riesce anche a trovare oltre la “Trappola”, sfruttando le sponde del vallone, fino all’ultima strozzatura, poi c’è un tratto poco scorrevole e complicato dal torrente.
Il resto è soltanto più Sci Nordico.
Info per la Testa del Grand Etret
Altitudine: 3.201 m.
Quota partenza: 1.960 m.
Dislivello totale: 1.241 m.
Località di Partenza: Pont, Valsavarenche
Tempo salita: 4 ore / 4 ore e 30 minuti
Difficoltà sci-alpinistiche: MS
Esposizione: N + NO
Mappa: IGC, foglio 102 – Valgrisenche, Val di Rhêmes, Valsavarenche – Scala 1:25.000
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, immettersi sulla statale n. 26 fino a Villeneuve.
Da Villeneuve proseguire in direzione Introd, oltre il quale si troverà il bivio Valsavarenche – Val di Rhêmes. Predere a sinistra, e salire fino al termine della strada regionale della Valsavarenche, in località Pont. Ampio parcheggio nei pressi dell’anello di Sci Nordico.
Attenzione: la gita si svolge interamente nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La normativa attuale vieta l’accesso ai cani nel territorio del Parco. In ogni caso, non sarebbe consigliato, dato che il tratto terminale (il terzo terzo della gita) si percorre su ghiacciaio.