Escursione Col Collon – Place Moulin, Bionaz, Valpelline

Non riesco ad immaginare un’introduzione completamente distaccata dalle sensazioni che un luogo come quest’angolo della Valpelline dispensa con grande generosità. Sarà banale, ma l’insieme del turchese del Lago di Place Moulin, il verde intenso ed il bronzo delle conifere, l’ampiezza del cielo azzurro scuro, riverso a nord, che contrasta con il bianco dei ghiacciai, a sua volta insidiato dal rossastro delle rocce … sono una buona panacea a tutto quanto è brutto ed aberrazione.
Il colpo d’occhio varrebbe già una breve passeggiata lungo il lago, magari abbandonando il sentiero ampio che scorre nei suoi pressi, per alzarsi di qualche metro e marciare lungo il segnavia numero 8. Questa è la genesi del viaggio verso il Col Collon; come potrebbe essere pure una tranquilla scampagnata “pro-spirito” in un pomeriggio dalla luce radente.

A pochi minuti dalla diga un sentiero, ben segnalato, indica la retta via per il Rifugio Nacamuli/Collon. Come accennato in precedenza, il segnavia numero 8, si srotola pochi metri più in alto dell’ “autostrada” per Prarayer, regalando un pochino di intimità in più rispetto all’affollato percorso nei pressi del lago. Il mattino ha luci abbastanza fredde; non ci sono quindi motivi per tirare indietro la gamba e si procede spediti senza alcuna difficoltà fino all’imbocco della Comba d’Oren, valle laterale dall’aspetto assolutamente diverso da quanto vissuto fino a Pra Mondzou da Mont. La prima ora scarsa fila via così, nel freddo silenzio di una valle dai colori ancora nascosti dalle lunghe ombre.

La marcata virata a NO introduce in un vallone dapprima verde, disseminato di pietre, con pendenze lievissime anche dopo aver passato l’Alpe d’Oren e la Garda, ultimo insediamento rurale. Nel frattempo gli orizzonti cambiano. Avanti la luminosa cresta che porta alla Becca d’Oren incomincia ad apparire. Questo gioiello era finora nascosto dalle pendici rocciose della Gran Vanna e della Becca Vannetta, la nervosa costa alla destra dello sguardo. A sinistra il freddo profilo delle Aiguille Rouge e Blanche des Lacs, il torrione solitario della Becca des Lacs ed i pinnacoli confusi della complicata cresta che lega la Gran Becca Blanchen alle innumerevoli cime della Sengla. Alle spalle, scuro come il carbone, il gelido sguardo sulla Punta di Fontanella ed il Monte Dragone. Il sole è ancora ben nascosto dietro di loro e questa vista raggela l’animo. Dalla bella introduzione assonnata del lago si passa immediatamente in un angolo di mondo spettrale ed anche un po’ angosciante.

Gli orizzonti si chiudono sempre di più e la pendenza incomincia a crescere. La Comba d’Oren diventa, man mano che si procede, un ambiente fiabesco, terrificante, selvaggio e bello nella sua sobria essenza di acqua, roccia, ghiaccio e cielo. Nient’altro. Uno sbarramento detritico viene superato da una serpentina, che fa guadagnare quota a ridosso di un colatoio colmo di sassi color ruggine, sbriciolati da millenni di erosione. Oltre, un taglio pianeggiante introduce ad una strozzatura, dove il sentiero procede di pari passo con le acque trasparenti del torrente. Superata questa porta naturale, un’improvvisa svolta ad angolo retto svela finalmente le forme aggraziate della Becca d’Oren, ed il vallone riprende ampiezza.

Si marcia ancora lungo un tratto in piano che porta a ridosso del regolare conoide ai piedi dell’Oren … ma il sentiero, con una svolta improvvisa, corre alla destra del vallone, sfruttando tratti attrezzati che aiutano a superare la balza rocciosa ed erbosa che, erta, si propone all’escursionista. In mezz’ora veramente dura si paga il dazio per la parte precedente, di puro scorrimento. Ho percorso questo segmento di sentiero fuori stagione trovandolo ricoperto da un significativo strato di ghiaccio. Le corde fisse ed i gradini metallici sono stati fondamentali, rendendo molto sicuro il procedere.

Terminata la faticaccia, il sentiero si calma nell’ampio e desolante vallone che si apre sotto la fascia di roccia antistante il Col Collon. Ora è sparito il verde dell’erba, limitando a tre i colori esistenti. La sensazione che provo è disarmante: il luogo è anonimo ed il cielo, che incomincia a diventare lattigginoso, leviga i profili dell’Oren e della Kurz. Il percorso, su pietre, terra e ghiaia, si avvicina ai rifugi Collon (quello più piccolo e vecchio) e Nacamuli. Quest’ultimo spicca parecchio, a causa della sua forma singolare, nonostante i colori mimetici. Il sentiero prosegue per il colle, indicato ad un ora abbondante, attraversando in leggera discesa una pietraia. Poi la strada riprende il suo percorso con una salita graduale, che si impenna man mano che si avvicina alla balza rocciosa che delimita l’orizzonte nord.

Superata la balza di roccia, rimane ancora da passare il piccolo lembo del ghiacciaio dell’Evêque. L’ambiente rimane sempre molto solitario e selvaggio. E’ una vera Terra di Nessuno, quella che accoglie i miei ultimi passi. Il sicuro ghiacciaio offre un approdo roccioso immediatamente ai piedi de La Vierge praticamente in suolo elvetico. Mi fermo ad ammirare questo paesaggio così anomalo, aspro e dimenticato. Solo la Punta Kurz e la Becca d’Oren, che si fronteggiano dai contrapposti orizzonti, offrono forme tondeggianti. Il resto è tutto irregolarità, oppure pinnacoli gotici spettacolari. Il colpo d’occhio sulle due guglie rocciose dell’Evêque, così alte avanti all’isola sulla quale mi trovo, costringe il collo ad una dura torsione.

Il ghiacciaio d’Evêque disegna il suo mantello dall’Oren fino a confluire con l’Haut Glacier d’Arolla, in un placido ed ampio catino. In basso, confuse tra gli sfasciumi, le costruzioni del Refuges des Bouquetins. I manufatti sono dominati dalla rocciosa struttura dei Dents des Bouquetins. Voltandosi verso il lato italiano, appaiono i contrafforti della Becca Blanchen e della Sengla. L’unica forma regolare è la lontana piramide disegnata dalla Becca di Luseney. Il resto è un tormentato disegno di vette, di ghiaccio, di seracchi e nevai accomunati da un caotico ordine. Anche se non ha senso d’essere, una sensazione di disarmonia pervade la mia sosta ristoratrice al Col Collon. E’ tutto molto bello, ma qualcosa stride: non avere spazi aperti avanti accentua una sorta di claustrofobia. La gelida aria che arriva dalla Svizzera mi fa realizzare che è ora d’agire e non di pensare …

Freddo e vento mi spingono a tornare e ridiscendere per l’obbligatoria visita ai rifugi Collon e Nacamuli. In poco più di mezz’ora credo di essere al riparo dalle intemperie sfruttando l’accoglienza del Collon per mangiare tranquillo. Non sarò la persona più intelligente della Terra, ma non sono riuscito a trovare il modo, o meglio, la chiave per aprire il piccolo rifugio adibito ad invernale. C’è qualche anima pia che ne conosca il trucco? Oppure sarebbe bastato dire il fatidico “apriti Sesamo” ed il mio meritato pranzo avrebbe avuto una giusta protezione?

Rassegnato all’idea di godermi il venticello, mi rifocillo e torno velocemente ove la Comba d’Oren si immette nel bacino di Place Moulin. La giornata si è rimessa al bello sciorinando quelle tinte autunnali, delle quali gli occhi non si stancano mai. La luce limpida d’ottobre esalta lo scenario, con Dent d’Herens, Grandes Murailles, Chateau des Dames, Monte Dragone e Punta di Fontanella a dettare il confine orientale, ghiacciato e roccioso, dell’orizzonte. Il lunghissimo lago, meraviglioso, accompagna il ritorno dalla notevole escursione, alleviando la fatica. E’ un’ora di pura magia quella che porta allo sbarramento artificiale, per ritrovare l’auto che mi allontanerà dal mondo delle favole. Ad ogni buon conto, sono sicuro che vi sorprenderete spesso a camminare all’indietro, in quest’ultimo tratto, perchè Place Moulin vi costringerà a farlo!

Info per il Col Collon

Altitudine: 3.114 m.
Quota partenza: 1.969 m.
Dislivello totale: 1.145 m.
Località di Partenza: Place Moulin, Bionaz, Valpelline.
Tempo salita: 4 ore / 4 ore e 30
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: principalmente S.
Mappa: IGC foglio 115 – La Valpelline, Valle di Ollomont, Valle di St. Barthelemy, scala 1:30.000

Appoggio: Rifugio Alessandro Nacamuli, 2.828 m. – 0165-730047 – 54 posti. Invernale, Rifugio Collon, 20 posti, pochi metri antistante il Nacamuli. Periodo di apertura del rifugio ristretto ai giorni di maggior affluenza. Telefonare per informazioni ulteriori.

Ulteriori note:
Da Bionaz, seguire la carrozzabile fino alla diga di Place Moulin. Parcheggiare, procedere lungo l’interpoderale per Prarayer. Dopo cinque minuti l’unico bivio fondamentale della giornata: segnavia 8 per Collon/Nacamuli, ben segnalato. Navigazione facilissima.

Accesso automobilistico

Autostrada: uscita casello AOSTA EST, proseguire in direzione del Tunnel del Gran San Bernardo.

Svoltare per la Valpelline, a destra appena fuori dalla seconda galleria. Quindi procedere per Valpelline, Bionaz. Da Bionaz, bivio a sinistra per Place Moulin. Ampi parcheggi (spesso affollati). Proseguire, a piedi, sull’interpoderale del lago, fino al ben segnalato segnavia n. 8 per il Rifugio Collon/Nacamuli.