Scappo più velocemente possibile dalla Statale 26 che mi introduce ad uno dei giri ad anello tra i più spettacolari della Valdigne.
La salita verso La Thuile, martoriata dagli scarichi delle macchine, è soltanto un reale brutto sogno. I pensieri corrono ritmici come il battito dei pedali: mi chiedo come facciano gli amici stradisti a sopportare sempre tutte queste auto e questi fumi? Eroi dai polmoni al benzene.
Finalmente arrivo a Pont Serrand, dove c’è il bivio per Chavannes: ci sono ancora quattro chilometri asfaltati con pendenze improbabili prima di imboccare il lineare sterrato per il colle. Entrare a Chavannes vuol dire isolarsi di colpo dal resto … entrare nel silenzio.
L’arrivo al colle non è dei più gratuiti. Anche se le pendenze non sembrano così elevate si fanno sentire, soprattutto prima di giugnere all’Alpe Chavannes Superiore. L’arrivo al colle è di quelli che ti lasciano senza fiato. Privilegiato da una stupenda giornata, tutto il versante SE del Bianco fa mostra di sè consapevole del suo fascino irresistibile. Sfido qualsiasi persona a rimanere insensibile di fronte ad un panorama del genere. La cresta di Peuterey poi è una sublime cornice che offre angoli di ardita architettura assoluta. Più in fondo il Dente, Rochefort, Hirondelles e, ultime, le Jorasses a chiudere un circo entusiasmante. Dalla parte opposta tracce di sentiero verso il Col de la Seigne portano in un labirinto di pietraie. Chi si vuole avventurare è avvisato. La traversata è brutta, si pedala veramente poco, ma in poco oltre mezz’ora si raggiunge un altro punto panoramico privilegiato.
Incomincia la discesa. Prima, per un breve tratto, con la bici a spalle, poi barcamenandosi lungo sfasciumi, praterie e acrobatici passaggi in sentiero. In questa discesa c’è la quintessenza della MTB, compresa una buona dose di imprecazioni.
La discesa termina nella piana alluvionale della Dora di Veny, sottostante il Col de la Seigne, dove ci si può rilassare dopo le faticose acrobazie e tornare con il naso per aria. Non è ancora finito il circo; anzi incomincia il Peuterey – Miage show. Ho già visto mille volte queste montagne che, come sempre, mi rovinano l’ebbrezza della discesa costringendomi a mordere i freni per poterle ammirare. Sono lì da millenni e posso sentirmi veramente un privilegiato per il semplice fatto che sfilando ai loro piedi posso carpir loro brevi momenti di rara intensità.
Ancora un piccolo sforzo per aggiungere una modifica all’itinerario. Se il Col Chavannes non basta più alle nostre gambe, allora si potrebbe estendere il percorso per un’ora, tra andata e ritorno, verso il Mont Fortin. Prima di arrivare al colle, proprio sotto il Mont Percè parte un sentiero che taglia a mezzacosta sotto lo stesso e, fiancheggiando piccoli specchi d’acqua, porta in direzione NE verso il Mont Fortin, con pendenze sempre più ripide. A differenza di altri campioni, io non sono riuscito a pedalare interamente il percorso, specialmente la micidiale rampa antistante la prima fortificazione. Arrivati sulla rotonda e poco significativa vetta del Fortin il cicloequilibrista viene ampiamente ripagato da un grandioso panorama. La Corniche Sublime domina il sottostante lago del Combal, ed offre una superlativa vista sul versante S del Bianco e sulla gemma del lago del Miage, incastonato tra la morena ed il ghiacciaio omonimo. Spettacolare è poi il gioco di cresta che dalla Seigne, transitando per il Fortin, porta al Berrio Blanc. Divertente è la discesa per ritornare all’interpoderale che ci permetterà di salire al Chavannes. Fatica sprecata la salita al Fortin in caso di brutto tempo: l’elemento principale, il panorama, è fondamento unico per giustificare questa estensione.
Itinerario
Partenza ed arrivo da Pre St. Didier. Facile parcheggio in zona scuola.
Itinerario: salire fino a La Thuile lungo la S.S. 26. Passato l’abitato della stazione sciistica dopo un paio di chilometri è evidente il bivio (destra) per Chavannes: presenza di segnali stradali. Immettersi nel ripidissimo asfalto (è la parte più dura della giornata!), terminato il quale la strada spiana. Proseguire nel profondo vallone di Chavannes seguendo lo sterrato. Al termine di una lunghissima diagonale seguire i due tornanti dopo i quali incomincia un tratto faticoso che permette di raggiungere l’Alpe Chavannes superiore (2424). Ignorare la deviazione sulla destra, porta ad una baita dopo poche centinaia di metri e proseguire dritti in falsopiano verso il Colle (2603).
La discesa in Val Veny è, nel primo tratto esposta (bici in spalla). Fuori dalla pietraia è possibile tornare in sella per scedere (sentiero cosiddetto tecnico) verso il rifugio Elisabetta. Dal Col Chavannes è possibile la traversata verso il Col de la Seigne, ma il sentiero è poco tracciato ed attraversa grandi aree di sfasciumi.
Dai pianori del Combal si raggiunge in fretta l’asfalto della Val Veny, quindi Courmayeur e poi Pre St. Didier. Probabilmente c’è la possibilità di scedere da Dolonne fino a Pre St. Didier via sterrato, ma non so come si fa, nè, dopo la chilometrica salita, ho mai avuto voglia di scoprirlo, preferendo un comodo rientro dalla S.S. Ah, dimenticavo! Non cimentatevi nella traversata in senso opposto, a meno che non vogliate portarvi la bici a spalla per oltre un’ora.
Estensione Mont Fortin. Aggiungere 45 minuti per salire e 15 per tornare all’interpoderale.
500 metri prima di raggiungere il Col Chavannes, proprio sotto l’evidente placca rocciosa del Mont Perchè, lasciare l’interpoderale per immettersi nei pianori sotto il predetto monte. Non aspettatevi alcun bivio segnalato od evidente: bisogna arrangiarsi intuendo dov’è situato il pianetto proprio sotto il Percè. Trovato il sottile sentiero si taglia in diagonale verso destra a mezzacosta, compiendo diversi saliscendi. Poi il sentiero prende piano piano ad aumentare le pendenze, concedendo ancora brevi tregue in prossimità di minuscoli laghetti. L’ultima rampa, davvero micidiale, segna il quarto d’ora finale per raggiungere la spianata del Mont Fortin, sulla vetta del quale vi sono ruderi di postazioni militari. Molto divertente la discesa per tornare al Chavannes. Panorama a 5 stelle dal Fortin, estensione assolutamente imperdibile in caso di giornata da cartolina.
Cartografia. Istituto Geografico Centrale – Massiccio del Monte Bianco – F. 4 – Scala 1:50000.
Impegno fisico: 25 km di salita per 1700 metri di dislivello. La discesa è quasi gratuita.
Prestare particolarmente attenzione a: il primo tratto di discesa a piedi dal Col Chavannes in Val Veny. Sconsiglio di intrapredere questa gita fino a metà luglio: essendo il primo tratto di discesa dal Col Chavannes esposto a N, spesso i profondi e ripidissimi canaloni che tagliano il sentiero sono ancora zeppi di neve. Ricordo di una traversata fatta ai primi di luglio che mi ha costretto a tagliare gradini con la piccozza (!!!) che mi ero portato appresso a causa di una brutta esperienza precedente! Aggirare i nevai scendendo sui ripidi ed insidiosissimi sfasciumi è veramente pericoloso, soprattutto per chi sta in basso: scarico di pietre. Compiere questo aggiramento con le scarpette da bici è manovra doverosa solo se non si hanno alternative perchè diventa molto pericolosa per la propria ed altrui incolumità. Chi soffre di vertigini eviti di intraprendere la discesa dal Chavannes se il sentiero non è percorribile: in questa deprecabile situazione tremano le gambe anche ai normodotati.
Nessun problema di orientamento in caso di nebbia seguendo rigorosamente il tracciato.
Acqua: se avete terminato le scorte, nella parte terminale della salita è di difficile reperibilità. I ruscelli che scendono dalle pendici del Berrio Blanc sono sicuri almeno di non ospitare mandrie.
Vie d’uscita: entrambi i versanti in discesa.