La Sottile Linea Verde. Venti chilometri di sentiero prima di approdare ad uno sterrato. Raramente, in passato, ho fatto tanta strada su di un filo così lungo, in equilibrio perennemente instabile, alternando pedalate vigorose a clamorosi impuntamenti della ruota anteriore su pietre beffarde. Gianluca, il mio “compare del pedale”, si trova invece decisamente più a suo agio. Riesce a superare pendenze ed impedimenti che mi bloccano. Guardo con un po’ di invidia le sue acrobazie: lui osa sempre, mette qualcosa in più. Io ho problemi con lo sgancio rapido e, dopo essermi infilato un tronco segato nelle costole, pedalo decisamente più sulla difensiva.
La partenza è di quelle che non ammette repliche: freddi come bastoncini di pesce del noto capitano, arranchiamo sulla prima rampa che sarà all’incirca del 25% di pendenza! Il sentiero che sale dal centro principale della Valsavarenche è uno degli innumerevoli tentacoli fatti costruire dalla famiglia Savoia per le loro scorribande venatorie nel territorio che oggi è Parco Nazionale del Gran Paradiso. Usciti dal fitto bosco il sentiero raggiunge i casolari di Orvieille, ove sorge una sede-ricovero per i guardiaparchi. Da qui in poi il percorso diventa per veri funamboli della MTB. Più su il sentiero taglia molto ripido verso l’alpe Soprana e scompare dietro ad una croce di legno, introducente l’ingresso nel vallone del Nampio.
Taglia in profondità il sentiero ora, mentre punta diretto verso il lago Djouan. Nel Nampio oggi non è bella giornata e le imprecazioni si sprecano quando la classica foto del ciclista che volta il preciso angolo retto delimitante il vallone, presenta ampie nuvole sul versante Sud Ovest della Grivola, arroccata proprio sullo sfondo a mo’ di icona. La vista del sentiero che risale il vallone è, in ogni caso, di quelle che ti segnano i garretti. A tratti esposta, la Sottile Linea Verde, scorre a mezza costa sulla sinistra orografica del Nampio.
Passare oltre il lago e risalire verso la cresta Manteau è una vera gioia. E’ la parte più bella della pedalata e, finalmente, la pendenza si fa da parte e permette al cicloalpinista di rifiatare. Una serie di passaggi spettacolari lungo la conca poi, accentuano il momento d’estasi. La felicità dura però troppo poco, perchè il sentiero si inoltra in una pietraia per assumere pendenze proibitive. Valicheremo presso una quota anonima (a 2.790 m.) verso il vallone delle Meyes dopo aver portato la bici a spalle per circa un quarto d’ora.
Ancora salita, uscendo dal vallone delle Meyes, ci accompagna per raggiungere il Nivolet. Un sentiero che taglia come un rasoio l’ampia conca, ci scorta fino a raggiungere la strada sterrata che segna lo scempio consumato a questo unico pianoro alpino. La condotta elettrica fa il resto. E’ incredibile come l’uomo sia riuscito a rovinare indelebilmente un posto del genere. In nome di cosa? Noi comunque raggiungiamo lo sterrato e ci stupiamo di riuscire a pedalare quasi ai 20 kmh. Quando le ruote si posano sul battuto mancano pochi metri per raggiungere i venti chilometri ininterrotti di sentiero. Ho fatto tanto soltanto nella traversata Eaux Rousses – Col Lauson – Valnontey. Raggiungiamo il Nivolet e torniamo indietro scendendo lungo il sentiero sulla destra orografica del pianoro. Raggiunta la Croce d’Arolley ci caricheremo la bici a spalla per affrontare la tortuosa discesa verso Pont. Da qui a Degioz è solo asfalto.
Itinerario
Partenza ed arrivo: Degioz (non sempre facile trovare un buco di parcheggio!)
Itinerario. La cosa più difficile è trovare il punto di partenza. Un piccolo bivio proprio di fronte all’Albergo Gran Paradiso, introduce ad un breve tratto d’asfalto. Appena dopo il ponte sulla Dora, prendere a destra e, dopo pochi metri, girare sulla sinistra. L’asfalto termina dopo il primo tornante per confluire direttamente nel seniero che porta verso Orvieille. Subito la pendenza è impressionante: pedalare da freddi qui è un po’ rovinarsi la gita.
Dopo oltre 6 km di bosco si sbuca in una radura. E’ il pianoro di Orvieille. Superata la casa dei Forestali (acqua) prendere in diagonale (poco pedalabile) in direzione S-SO. Si entra, dopo aver fiancheggiato una croce e l’alpe Sopranaz, nel vallone del Nampio. L’evidente sentiero porta dritto al lago Djouan: sono necessarie acrobazie per rimanere sempre in sella.
Superato il lago lasciandolo sulla sinistra con una piacevolissima traversata si risale verso la cresta Manteau, che separa il Nampio dal vallone delle Meyes. Bici a spalla per un durissimo quarto d’ora.
La discesa nelle Meyes è interamente pedalabile e molto accattivante. Arrivati nel pianoro delle Meyes seguire il sentiero che lo attraversa, risalendo leggermente dopo un guado difficile del torrente che scende dal Taou Blanc e proseguire sempre a mezza costa.
Raggiunto un evidente segnavia metallico con le paline gialle si può: proseguire dritti sempre a mezza costa per raccordarsi con lo sterrato che porta al Nivolet, oppure scendere a sinistra per raggiungere subito la croce d’Arolley.
Se si ragginunge il Nivolet, per tornare indietro, lasciare la strada nelle vicinanze della sbarra ed immettersi nel sentiero che taglia in diagonale il pianoro del Nivolet. Alcuni tratti non sono pedalabili, soprattutto quello che scende dalla croce d’Arolley fino a Pont. Da Pont l’asfalto riporta a Degioz.
Cartografia. Istituto Geografico Centrale – Il Parco Nazionale del Gran Paradiso – F. 3 – Scala 1:50000
Impegno fisico: notevole, sia per i ripidi tratti pedalabili che per quelli con la bici a spalle. Particolarmente faticosa la risalita della cresta Manteau per scendere nelle Meyes.
Prestare particolarmente attenzione a: alla preparazione fisica. Questo itinerario non può essere affrontato in precarie condizioni, data la sua particolare durezza.
Acqua: alla partenza ed a Orvieille.
Vie d’uscita: una volta arrivati nel vallone delle Meyes non c’è possibilità di uscita d’emergenza. Bisogna in ogni caso risalire. Più dolce verso il Nivolet, ma lungo tratto a piedi per scendere a Pont. Più dura la salita verso la cresta Manteau e delicata discesa in pietraia verso il lago Djouan. Dal vallone del Nampio fino a Degioz è discesa sul sentiero già percorso in salita.