Non vorrei usurpare indegnamente il nome a manifestazioni podistiche gressonare, ma posso testimoniare, per esperienza vissuta, che il titolo coniato ad hoc per questa escursione è assolutamente realistico … La congiunzione di due escursioni ben distinte, sostanzialmente adiacenti, porta come conseguenza diretta un notevole sviluppo metrico, oltre che una importante somma di dislivelli. In aggiunta va considerato che la seconda puntata si svolge in traversata e che sono stati toccati ben tre valloni! I conti sono presto fatti.
Prima parte: il Ghiacciaio del Lys. Lasciata l’auto a Stafal, quota 1.823, il comodo sentiero 7 sale affiancando il corso già impetuoso del Lys. Dopo aver attraversato prati e zone boschive fitte, che lasciano spazio allo sguardo soltanto sull’opposto versante di Bettolina ed il vecchio sentiero utilizzato per salire al Quintino Sella, il tracciato trova il primo vero bivio. Il 7c, che sale alla Colle della Salza, 2.890 m. (cfr. Cervino e Monte Rosa di G. Berutto, editrice IGC, pag. 222) oppure 3.000 m. (per il foglio IGC 109 1:25.000 – stessa casa editrice, due misure completamente diverse!). Ma questa sarà la seconda puntata.
Non mi piace la prima mezz’ora. Appena passato il bivio per le Sorgenti ed il Ghiacciaio del Lys, le cose incominciano a diventare interessanti. Incassato tra il vallone e la morena, il sentiero, attrezzato con una robusta catena, raggiunge il filo della morena stessa, zig-zagando ripetutamente. Sono minuti di salita ripida che, superata la balza, introducono ad un falsopiano, sempre percorso in bilico sul filo di “cresta”. La vista sui due rami del Ghiacciaio del Lys rende finalmente giustizia alla prima fatica e ci fa meritare un breve riposo per poter ammirare il gigante Rosa, stando esattamente ai suoi piedi.
La lunga morena riprende il naturale percorso incuneandosi in territorio ostile. Sempre camminando sulla sua sommità si giunge facilmente fin dove finisce il battuto, intorno a quota 2700 metri, proprio sotto un roccione. La seraccata è vicinissima al punto di sosta ed è possibile, con le necessarie precauzioni, la visita ravvicinata al nastro ghiacciato (mi raccomando: operazione molto pericolosa!). Nelle giornate calde è molto meglio stare al sicuro, sulla morena. Attenzione. Al contrario di poco prima, il panorama non è poi così grandioso, essendo troppo a ridosso del massiccio, quindi basta una breve sosta per ripartire, tornando lungo i propri passi, per salire al secondo obiettivo: l’Hochlicht.
Intermezzo.
Discesa lungo la morena fino all’altezza del bivio segnalato con le Sorgenti del Lys (con il senno di poi sarebbe stato meglio fermarsi qui, dato che il posto offre maggior angolo panoramico). Inizia il tratto di fuoripista per agganciare il 7c nei pressi del Colle Salza. Appena poco sotto un pluviometro, almeno questo sembra essere, visto da poco distante, si trova una morena parallela a quella fino ad ora percorsa. Una traccia di sentiero porta nei pressi dell’Alpe di Salza superiore. Sotto una ben evidente fascia rocciosa, tagliare in direzione ENE, verso il non ancora visibile Colle Salza. Marciando verso il centro del vallone, si incontrerà il sentiero, facendo ben attenzione a non perdere mai quota.
Per la cronaca, causa un attacco di pigrizia, per non perdere troppa quota, ho attraversato sopra la fascia di rocce: così facendo ho dovuto traversare a mezza costa pendii notevoli di erba ollina, molto insidiosi. I bastoncini sono indispensabili in questi tratti. Mi sento quindi in dovere di sconsigliare con forza tale soluzione e perorare l’invito a scendere verso il punto più pianeggiante, poco più sotto.
Seconda puntata: l’Hochlicht*, uno dei più famosi belvedere di Gressoney la Trinitè.
Concluso il faticoso “intermezzo” e raggiunto il famigerato 7c, finalmente un po’ di camminata defaticante. Prima di arrivare al colle, il profilo orografico del vallone di Salza è alquanto dolce. Approfittarne per rilassare la camminata, perchè appena sotto il colle, le pendenze si rifanno vive, facendo pagare gli interessi. Lungo un tratto molto scivoloso, mica sbriciolata a josa, si snodano gli ultimi ripidi metri per arrivare al Salza. Guadagnato il passo si apre il terzo scenario della giornata: l’enorme conca del Gabiet.
*Ribadisco a titolo di chiarezza: il toponimo italiano è Altaluce, traduzione letterale della parole “titsch” hoch (alto) e licht (luce). Per le gocce di sangue walser che mi scorrono nelle vene, utilizzo il termine indigeno.
La marcia riprende in direzione nord, con quindici minuti di ripidissimo sentiero. Superata la pendenza erbosa, il percorso incontra una cintura di sfasciumi, e offre un’amichevole tregua alle nostre gambe. Ampi tornanti permettono la facile risalita del versante SE dell’Hochlicht. Per capire dove sia con esattezza la vetta di questa falsa montagna (più che una punta tradizionale l’Altaluce è un prolungamento della costa rocciosa che digrada dal rifugio Gnifetti e che separa il ghiacciaio del Garstelet dal ramo orientale del ghiacciaio del Lys) occorre aggirare l’ultimo costone. L’avvistamento della mole trapezoidale della Piramide Vincent è il segnale della meta ormai vicina. Il sentiero, poco prima di giungere alla sommità, compie un’improvvisa virata in direzione SO, invertendo praticamente il senso di marcia. In cinque minuti si può far tintinnare la campana di vetta.
Maestoso il panorama che si gode dall’Hochlicht. Monte Rosa ovunque: dal Castore alla Punta Giordani, passando dalla cresta del Felik, ai due Lyskamm, la depressione del Colle del Lys e la massiccia forma della Piramide Vincent. Virando da oriente a meridione, è visibile la lunga cresta che dal tetro Stolemberg, fino alla Punta di Netscho, racchiude i grandi pianori sottostanti la Salza e la conca del lago Gabiet. Occorrerebbe venire quassù il mattino presto, quando il cielo ed il Rosa, sono sgombri dalle nuvole della pianura. E’ il grande difetto della Valle di Gressoney, quello di ereditare queste grandi masse di vapore, sempre pronte a trasformarsi in generosi temporali.
Discesa.
Raggiunto il Colle della Salza, evitare di risalire, anche se per pochi metri, lungo il 6b e scendere in fuoripista nel vallone sottostante. Nei pressi di una ben evidente fascia di rocce verdi si trova il predetto sentiero, una delle vecchie via di salita al Gnifetti, quando non c’erano ancora gli impianti del Gabiet/Salati. Scendendo su pendii moderati si costeggia, senza vederlo, il Lago Verde. Quindi si giunge ad una zona acquitrinosa molto caratteristica. Il segnavia in questa zona indica 6a. Ancora pochi metri e, dopo aver attraversato il torrente Endre su di un piccolo ponte ad arco in pietra, si giunge allo sterrato che porta all’intermedia del Gabiet.
Se ne avete ancora nelle gambe c’è ancora oltre un’ora di discesa per ritornare a Stafal, altrimenti gli ovetti dell’impianto sono molto accoglienti. Gli stakanovisti possono usufruire del ben segnalato 7a, che supera un ripido salto del vallone di Mos. Il calvario termina nei pressi dell’Alpe Mos, quando il sentiero spiana e digrada dolcemente. Si raggiunge lo sterrato che è poi la pista sciistica di rientro del Gabiet e, in pochi minuti, ha termine questa lunga maratona, planando su Stafal.
Che dire d’altro: è un’escursione “talmente troppa” che si ritorna alla macchina ubriachi: tre valloni, due punti panoramici, dislivello a volontà, tratti fuoripista, continui cambi d’orizzonte. Una vera e propria sbornia.
Info per l’Hochlicht e Sorgenti del Lys
Altitudine: 3.185 m.
Quota partenza: 1.823 m.
Dislivello totale: 1.691* m.
Località di Partenza: Stafal, Gressoney La Trinitè
Tempo totale: 8 ore e 30 min. / 9 ore e 30 min.**
Difficoltà escursionistiche: E fino alle Sorgenti del Lys, EE per l’Hochlicht
Esposizione: principalmente S.
Mappa: IGC foglio 109 – Monte Rosa, Alagna Valsesia, Macugnaga, Gressoney, scala 1:25.000
Ulteriori note:
Calcolo del dislivello. Stafal = 1.823. Termine morena = quota 2.679. Quota ripartenza per Colle della Salza stimata in 2.350 m.. Primo dislivello in salita 856 m. Secondo dislivello in salita (quota di risalita presunta, Hochlicht): 835 m.
Calcolo orario. Sono necessarie 8,30 ore di passo deciso calcolando il rientro Gabiet-Stafal via impianti. Aggiungere un’ora abbondante se non si utilizza l’ovovia per il rientro su Stafal.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello PONT SAINT MARTIN. Prendere per la Val di Gressoney.
Percorrere interamente la Val di Gressoney, fino a Stafal, ove termina la strada. Seguire le indicazioni per gli impianti sciistici. Dall’enorme parcheggio, prendere il sentiero che parte immediatamente alla destra del ponte, al culmine del tratto asfaltato.