Tre escursioni al prezzo di una, due cime, laghi come vere gemme, passaggi aerei, tre colli e panorami grandiosi. Il tutto senza esagerare con le ore di marcia, i metri di dislivello ed il sudore da fatica vera. E’ un giro molto panoramico, ripartito per 1/3 in territorio italiano e, per i restanti 2/3, in Svizzera.
La partenza avviene dal parcheggio dell’Ospizio del Gran San Bernardo 2.473 m., oppure nei pressi della Montagna Baus 2.373 m.. Il percorso si snoda lungo il Col Fenêtre 2.698 m., il Col du Bastillon 2.757 m.e lo storico Col des Chevaux 2.750 m.. Le quote minime dei tre versanti sono: la Montagna Baus 2.373, il lago nord dei Lacs de Fenêtre 2.456 m, il bivio per salire al Chevaux 2.320 m. circa. Le punte da salire sono la Tête Fenêtre, 2.823 m., nei pressi del colle omonimo e la Pointe des Lancerandes, 2.776, ad un tiro di schioppo dal Col des Chevaux.
Il giro l’ho chiamato “Tour del Drône” (nome svizzero della montagna, sulle mappe è Dronaz), perchè è da questa montagna che scendono le tre creste che generano i tre colli. Il buffo è che del Drône non vedrete neanche un’immagine.
Dopo l’arida sintesi delle cifre, vediamo come si svolge questo bellissimo e poco frequentato (dagli italiani) itinerario. Per parcheggiare l’auto occorre “emigrare” in Svizzera, nei pressi dell’Ospizio: almeno da queste parti non sembrano esistere proprietà private che costringerebbero alla liofilizzazione del mezzo meccanico. Per la cronaca c’è un piccolo spazio antistante il posto confine italiano che, in genere, si riempie in fretta.
Partiamo. A fianco del negozietto di oggettistica elvetica (coltellini, cioccolato e sigarette), si stacca un grande sentiero che a mezzacosta rientra in Italia, affianca il monumento dedicato a San Bernardo, scende lungo rocce scivolose, perennemente bagnate, taglia a un lungo pendio erboso con un paio di passaggi difficili. Quindi attraversa una vistosa pietraia sotto le pendici meridionali del Monte Drône per raggiungere la parte opposta del vallone. Una salita breve e secca permette di superare una costa che introduce nei pressi del pendio terminale che sale al Col Fenêtre.
Se si vuole evitare tutto questo si può scendere lungo la strada asfaltata, seguire il segnavia su rombo bianco bordato di nero, con diagonale rosso (è il simbolo del Tour del Combin). Questa traccia, che è il sentiero ufficiale, scende fino alla Montagna Baus. Da qui la pista ben battuta, sale al vicino Col Fenêtre nell’ampio vallone immediatamente a destra del grande pollice roccioso, ereditando la scorciatoia precedentemente descritta.
La morale è che chi non vuole complicarsi troppo la vita, proprio così a freddo, è meglio che passi dalla Montagna Baus. La prima parte, in territorio italiano, non è un granchè. La tozza mole del Mont Mort opprime la vista sopra il Passo del Gran San Bernardo, la dorsale di Fenêtre chiude l’orizzonte ad occidente, le pendici del Drône oscurano la vista a settentrione limitando ogni possibilità all’escursionista. Soltanto chi è arrivato dalla scorciatoia è riuscito a avere un eccellente antipasto superando la sella senza nome che introduce al Col Fenêtre. La delusione lascia però spazio a pronte rivincite. Già nei pressi del primo colle si intuiscono le potenzialità della giornata. I Lacs de Fenêtre compaiono senza svelare i loro preziosi segreti. L’armonica piega della costa chiamata “la Chaux” e la bastionata ai piedi del Mont Telliers delimitano questo splendido altopiano. Salendo alla vicina Tête de Fenêtre il senso della giornata incomincia ad essere chiaro: panorama.
Sono venti minuti ben spesi, quelli che separano il Colle dalla Tête. Da qua sopra il panorama è grandioso: il gruppo del Bianco, versante Ferret italiano e svizzero, è a disposizione. La rotazione visiva ha come estremi il lontano triangolo nero dell’Emilius, tutto il gruppo del Gran Paradiso, l’alta ValGrisa, il Rutor, la Vanoise, la già citata catena del Bianco, ed i poderosi massicci del Gran Combin e del Mont Velan. In basso si scorge la verde Val Ferret svizzera, il grande Plan de la Chaux. Quindi compare il resto del nostro percorso odierno, almeno la porzione dei Lacs de Fenêtre ed il nascosto crinale del Col du Bastillon. I laghi visibili sono due …
Velocissima discesa al colle ed altrettanto agevole planata verso i laghi. Improvvisamente compare il terzo lago, quello non visibile dal colle e dalla Tête. Incastonato tra una pietraia a lastroni color antracite e verdissime sponde, è il bacino con il colpo d’occhio più spettacolare. Notevole il riflesso del Bianco, sovrastato dalla mole della parete Est delle Grandes Jorasses. Uno scherzo di prospettiva relega il Re ad un ruolo di lontano comprimario, mentre giganteggiano le vette della Val Ferret. Dopo le già citate Grandes Jorasses (è ben visibile il profilo della parete Nord, oltre al poderoso bastione Est, cattedra di Gervasutti e Bonatti), campeggia trionfale la lunga cresta glaciale e rocciosa che passa dalle vette di Frebouze, delle Petites Jorasses, dalla massiccia forma dell’Aiguille de Talefre, poi l’Aiguille de Triolet, per concludersi con il pinnacolo del Mont Dolent. L’orizzonte prosegue lungo i grandi ghiacciai del versante svizzero del Dolent e de l’A Neuve.
Dopo la giusta scorpacciata di effetto specchio, si lascia il lago di quota 2.495 m. per raggiungere il più grande, quello situato nei pressi dove il sentiero torna a salire verso il Col du Bastillon. Da qui il colpo d’occhio perde un pochettino di valore verso il Bianco, arricchendosi però della bella visione sui valloni a ridosso della Cresta “Les Econdruits”, oltre che delle gotiche strutture del Grand Golliaz (e della guglia di Lesache). Il sentiero principale passa ad O del lago, mentre un secondario ne permette il periplo. Quando i due si congiungono inizia la salita al Col du Bastillon. L’ambiente diventa improvvisamente aspro e pietroso. Il sentiero si arrampica rabbiosamente sbucando su due aeree cengie ben transitabili: in pochi metri si cambia il versante. Dal Bianco al Gran Combin. Il colpo d’occhio dal Bastillon, a mio avviso, sarebbe il migliore della giornata (escludendo le punte). Peccato per la nuvola di calore che sale dalla Val Ferret svizzera e che cela la bella sella che incornicia il gruppo del Bianco.
Se la salita è stata relativamente cruenta, la discesa dal Bastillon è scandita da pianori ampi e docilmente digradanti. Ad onor del vero c’è un secondo sentiero che taglia a mezza costa fino a raggiungere il Col des Chevaux. E’ una pista che ha subito danni da smottamenti, è meno utilizzata dal percorso tradizionale, ma è molto più docile, e percorribile, di quanto appaia. La nostra scelta è quella di percorrere fedelmente il percorso marcato con il segnavia “Tour del Combin”, quindi scendiamo in direzione del Grand Lè. Un’opportuna piccola deviazione per raggiungere il lago con vista magnifica sul Gran Combin, quindi ancora discesa, per infilarsi in un angusto vallone ai piedi della rimonta per il Chevaux. Sono quattrocento metri duri, quelli che separano il punto più basso dalla sommità del terzo valico della giornata.
Questo breve tratto ritorna ad essere chiuso da pareti di sfasciumi per regalare ancora un colpo d’occhio notevole una volta terminata l’ultima fatica della giornata, rappresentata dalla salita al Col des Chevaux. Per gustarsi totalmente l’orizzonte, con altri dieci minuti si raggiunge la vicina Pointe des Lancerandes, 2.776 m., camminando su di una facile cresta ampia ed erbosa. Arrivati sulla vetta dalle pietre rosse, si può felicemente notare come 26 metri di dislivello cambino la prospettiva. Oltre alla vista totale sul Gran Combin e sul Velan, ritornano visibili gran parte delle montagne valdostane. Un violento controluce fa comparire la catena del Bianco soltanto come un nero contorno. Davvero imperdibile: valore aggiunto all’escursione.
Resta soltanto da affrontare la discesa sul Passo del Gran San Bernardo, costantemente dominata dagli ormai onnipresenti Combin e Velan, illuminati a dovere dalla luce del mediano pomeriggio. La costante discesa termina sull’asfalto che scende dal valico di confine, a duecento metri lineari dall’Ospizio. Il cerchio si chiude con un salto dal roccione all’asfalto, inaspettata “difficoltà” di fine gita.
Considerazioni finali. E’ un tour poco conosciuto, dagli scorci notevoli e che può dare grandi soddisfazioni anche se percorso parzialmente. Raramente esistono altrove posti come i Lacs de Fenêtre, così poco costosi dal punto di vista tempo di camminata. Per certo, è meglio marciare in senso orario per avere sempre la luce alle spalle: questo è il verso giusto dal punto di vista fotografico. Se vogliamo considerare l’aspetto salite, i dislivelli del Chevaux e del Bastillon sono più dolci marciando in senso anti orario, con l’inconveniente delle discese a rotta di collo.
Insomma, se mi chiedessero di descrivere questo itinerario in una parola, non avrei dubbi nell’utilizzare il lemma “imperdibile”.
Info per il Tour del Drône
Altitudine: 2.823 (Tête de Fenêtre)
Quota partenza: 2.473 m.
Dislivello totale: 1.207 m.*
Località di Partenza: Passo del Gran San Bernardo (oppure Montagna Baus)
Tempo totale: 6 ore / 6 ore e 30 min.
Difficoltà escursionistiche: E (EE con neve)
Esposizione: diverse
Mappa: IGC foglio 4 – Massiccio del Monte Bianco, scala 1:50.000
*Calcolo dei dislivelli: (Tête Fenêtre – Montagna Baus) + (Col du Bastillon – lago Nord dei Lacs de Fenêtre) + (Col des Chevaux – quota 2.320, bivio per il colle).
Ulteriori Note:
Auto al parcheggio dell’Ospizio, al Gran San Bernardo, oppure nei pressi della Montagna Baus o nello spiazzo poco prima dell’ultima galleria a pochi metri dal confine.
Una dritta per i fotografi: giro consigliato in senso orario per sfruttare meglio la luce.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA EST.
Proseguire per il Passo del Gran San Bernardo. A Saint Rhemy, svoltare a destra per il valico, anzichè andare dritti al tunnel … (scusate, ma è sempre meglio specificare …).