Escursione Becca d’Aver e Cima Longhede – Verrayes, Valle Centrale

Martedì 11 settembre 2001. Un giorno di quelli che cambiano pesantemente il mondo. La mia quotidianità è stata prendere zaino e scarponi, portarmi fino a Grand Villa, frazione di Verrayes, adagiata proprio ai piedi della Cima Longhede, avamposto roccioso di una sella ampia e regolare, che porta alla Becca d’Aver. Due vette non importanti dal punto di vista tecnico. Una vera passeggiata, il passeggiarle. Ciò che dona “valore aggiunto” alla gita è lo splendido panorama offerto da questa magnifica zona.

Prima difficoltà della gita: scegliere da quale versante salire. L’Aver è rimontabile da Grand Villa, dall’area picnic di Champlong, da Chantornè, cioè appena oltre l’area attrezzata di Torgnon, oppure dai dintorni di Les Fontaines (poco prima di arrivare a Praz), una delle miriadi di frazioncine sparse nel territorio della Valle di Saint Barthelemy. Quindi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il mio arrivo a Grand Villa è per giustificare la scelta del girotondo Valtournenche-Valle di Saint Barthelemy, della quale confesso palese ignoranza.

Seconda difficoltà: trovare un parcheggia per l’auto a Grand Villa. Bisogna faticare per rintracciare una minuscola piazzetta, centralissima, difesa da stradine minute. Neanche la chiesa offre il classico riferimento valido allo scopo. Per chi arriva da Lozon basta che segua la freccia gialla, indicante l’Aver, in direzione opposta, giù lungo una stradina … Non mi dilungo oltre, però chi non conosce il borgo, come il sottoscritto, sorriderà di fronte a questo piccolo garbuglio aggiuntivo.

In compenso dal parcheggio basta alzare la testa e, sopra i fagiolini coltivati con amore da una signora del loco, domina la vetta rocciosa e la croce evidentissima bianca della Longhede. Sotto i legumi una bella freccia gialla guida alla “Becca d’Aver” e campeggia il segnavia numero 2, che porta alle nostre mete. C’è solo questo sentiero che lascia Grand Villa, e lo fa praticamente in linea retta, mantenendosi parallelo alla linea della nostra sella. Usciti dal borgo si raggiunge una cascina piuttosto disordinata (Fontaine) oltre la quale il sentiero prosegue dritto dentro un fitto bosco fino a giungere ad una radura ai piedi dell’Aver.

Dalla cascina Fontaine fino all’assalto finale le pendenze sono dure. Sembra una gita facile facile, ma occorre ricordare l’assenza totale di curve dal tracciato. Su, lungo la linea di massima pendenza, ignorando bellamente qualsiasi sentiero o interpoderale perpendicolare alla nostra direzione. I primi tornanti servono per superare una zona particolarmente arida (La Carbonaia), dove le pendenze reali non sarebbero più agevoli da passare in linea retta. Il progettista del sentiero ha quindi marcato una tregua al tratto duro, concedendo numerosi traversi.

Nel frattempo ho superato da parecchio la croce bianca della Longhede. Giungo all’innesto del sentiero n. 1, che suppongo salga dal Col des Bornes (Lozon) e proseguo con ampie virate convergendo tra la Sella e lo spartiacque su Torgnon, in direzione della Becca d’Aver. Mentre il panorama sulla valle Centrale ha già una sua certa conformazione i contrafforti settentionali latitano, nascosti dal territorio brullo. Il sentiero prosegue indirizzandosi sempre più verso una baita solitaria, che appare evidentissima contro il cielo. Poi un piego parallelo agli orribili paravalanghe porta ad un’apertura su Chantornè e l’area del Saint Panthaleon. Improvvisamente è Cervino e Monte Rosa.

Così, ad una cinquantina di metri dall’Aver metto in atto il mio piano: anzichè salire direttamente, prima traverso alla Longhede, poi, da quest’ultima ritorno all’Aver. La logica farebbe chiudere la pratica Aver all’istante, ma io ho scelto di imboccare il sentiero appena sopra il più basso paravalanghe per giungere alla Longhede. Così mi godrò appieno il grandioso panorama che va man mano aprendosi percorrendo la sella in direzione SO – NE.

Lascio alle immagini cercare di spiegare questa mia scelta: è stato uno sfizio estetico. Dico solo che non sarebbe stata la stessa cosa scendere dall’Aver e voltarsi ogni tanto. Procedere lungo la sella in salita è come trovarsi le cinque carte del poker ed aprirle piano piano, lentamente. Riguadagno l’Aver quindi, dopo una preziosa sosta ristoratrice, torno nuovamente indietro, sempre in cresta, fino a giungere al segnavia n. 16 che scende in val Saint Barthelemy.

Dopo pochi istanti il sentiero viene inghiottito da un bosco molto bello e fitto. Scende veloce, ora dritto, ora alternando traversi. Non ci sono punti di riferimento, gli sbuffi di vernice gialla sono rarissimi. Però il sentiero è molto ben marcato. Non ho visto alcun bivio, solo un nastro calpestato che si intrufola dentro un bosco fittissimo, per chiudere con un lungo traverso in piano che mi porta in direzione opposta a quella indicata dalla mappa. Eppure io non ho visto altra traccia. Arrivo improvvisamente in un ampia radura, il sentiero si infrange contro una costruzione in cemento per incanalare l’acqua. Ignoro un’interpoderale e proseguo giù dritto in una radura. Mi conforta il fatto di ritrovare il segnavia n. 16. Raggiungo una seconda interpoderale, da qui il primo ponte mi fa arrivare a La Fontaine. Non mi fido andare dritto. L’interpoderale è troppo vicina al torrente, che ha distrutto tanto durante la recente alluvione.

La cava di pietre che avrei dovuto lasciare sulla destra è invece in alto alla mia sinistra. So benissimo dove sono e so anche che ho sbagliato là in alto, non vedendo un bivio: in mezz’ora di asfalto raggiungo Les Fabriques. Sarei dovuto arrivarci quasi direttamente dal sentiero, invece sono sbucato molto più in alto. Pazienza. L’alluvione mi fa temere il peggio, cioè un guado, per oltrepassare il torrente. Invece un ponte metallico tanto nuovo quanto arrugginito, appena sopra Les Fabriques, mi permette di introdurmi in un evidente sentiero, ampio. Dalla carta riguadagno fiducia: sono sulla strada giusta. Questo sentiero sale, restringendosi sempre più, interrotto da micro-frane. Pur non avendo conforto da segnavia o indicatori proseguo tranquillo. Improvvisamente sbuco su un’interpoderale non segnalata sulla cartina.

Mappa alla mano dovrei arrivare ad una baita chiamata Joux per scollinare nelle vicinanze del Monte Ander. So che c’è un sentiero nei suoi pressi che scende tra la cava di marmo e la frazione Vencorere. Invece non trovo il modo di salire a la Joux. Proseguo lungo l’intepoderale, fino a raggiungere un gruppo di case non identificabile. Qui c’è un cartello indicante “La Pesse”. Salgo lungo tracce di sentiero praticamente scomparso fino a raggiungere una grossa baita, molto lunga. Appena dietro di essa un’ennesima interpoderale, cinge il fianco del monte Ander, passa sotto la Longhede, raggiunge le cave di marmo, tralascia Vencorere, continua lungo l’abitato di Vieille, per scendere dolcemente a la Grand Villa. Ho sbagliato sicuramente qualcosa, sopra Les Fabriques. Con cartina ed altimetro me ne sono immediatamente accorto. Qui sono fondamentali, se non si conoscono le zone. Per me è stato un ottimo esercizio, anche se ho perduto oltre un’ora a causa anche dell’errore precedente: non sono sceso direttamente su Issologne. A mia parziale scusante le deviazioni o poco segnalate oppure veramente non evidenti. Per non parlare dei disastri alluvionali lungo il lato di Saint Barthelemy.

Tutto è bene ciò che finisce bene. Arrivo all’auto alle 18 ed accendo la radio per godermi Caterpillar. Incredulo, ascolto la messa in onda dell’Apocalisse. Che brutto tornare nell’idiozia!

Info per la Becca d’Aver e Cima Longhede

Altitudine: 2.469 m. (Becca d’Aver)
Quota partenza: 1.412 m.
Dislivello totale: 1.450 m.*
Località di Partenza: Grand Villa, Verrayes.
Tempo totali: 6 ore / 6 ore e 30 min.*
Difficoltà escursionistiche: E
Esposizione: principalmente E + O.
Mappa: IGC foglio 5 – Cervino Matterhorn, Monte Rosa, scala 1:50.000

Ulteriori note:
Gita di difficile concezione in tour sulla Val St. Barthelemy. I sentieri non sono ben marcati in discesa. Carta (IGC, Cervino-Matterhorn e Monte Rosa, f. n. 5 – scala 1:50.000, indispensabile). Per fare la gita occorre lasciare l’auto a Grand Villa. Si può arrivare da Torgnon, via Colle San Pantaleone, quindi Lozon, poi Grand Villa, o da Verrayes per chi arriva da Aosta. Sconsiglio questa gita durante i mesi più caldi, in quanto l’esposizione a sud della salita porta grande calore sul coppino! Grande panorama dalle due vette, pur essendo basse. Maggio, giugno, settembre ed ottobre i mesi migliori. Acqua praticamente introvabile se non alla partenza e presso alcune fonti ormai prossime al rientro.
*Tempo e dislivello si riferiscono all’escursione in traversata su St. Barthelemy. Gita molto più breve da Lozon/area Champlong o da Torgnon.

Accesso automobilistico

Autostrada: uscita casello NUS.

Raggiungere Nus, proseguire per il Colle San Pantaleone. Non bisogna arrivare al colle, ma seguire per Verrayes, località Grand Villa, qualche chilometro prima di scollinare su Torgnon.

Grand Villa è raggiungibile anche transitando dal Lago di LOZON. Merita una visita veloce, dato che ci si trova nei paraggi.