Escursione Becca della Traversiere – Thumel, Rhêmes Notre Dame

“Ho visto cose che voi umani …” incomincia così questo racconto, proprio come, pressapoco, finisce Blade Runner, del quale sfrutto questa poco originale citazione. Preciso subito che non mi sento affatto un “lavoro in pelle” e che la frase va intesa nel senso più innocente: mi riferisco alla ricchezza e varietà dell’escursione qui di seguito descritta. Quindi bando alle ciance, alle metafore fuorvianti e, soprattutto, lungi dal voler essere inseguito dall’implacabile Harrison Ford diretto da Scott.

Thumel, mattino presto. Aria gelida, prati umidi, luce radente alle spalle. Avevo chiuso qui la stagione sci-alpinistica dell’avaro 2002 due lune piene fa, ed eccomi nuovamente in pista, per la salita in direzione del rifugio Benevolo. La prima sorpresa è già lungo il percorso, altrimenti banale, che sale al rifugio di proprietà del C.A.I. di Torino: la luce del sole. I prati oltre Thumel, la cascata posta a metà del tragitto, la ricca fioritura di inizio estate, riempiono gli occhi. E’ veramente un grosso incentivo all’alzataccia il poter assistere a questa saturazione di colori. Emozionante.

Rifugio Benevolo: poco movimento. I primi escursionisti muovono i loro passi assonnati stiracchiandosi pigramente nell’area a monte dell’edificio, godendo del progressivo illuminarsi del gruppo della Basei, oltre al solito e mai scontato sguardo di riverenza dovuto alla Granta Parei. Il sole alle spalle giganteggia le fogge illuminandole a dovere. Il cielo dietro l’orizzonte digrada magicamente dall’azzurro al blu intenso. La luna piena riempie con coreografia impeccabile lo scenario dietro i Roc Basagne, scomparendo in una filigrana appena percettibile all’occhio umano. L’escursione prende quota.

In marcia verso il Lago di Goletta, 2.706 metri. Il sentiero scende dal Benevolo per un breve tratto, per servirisi di un bel ponte in legno e pietra. Attraversata la Dora di Rhêmes, due lunghi traversi permettono di guadagnare quota gradatamente, spostando la direzione di marcia da sud pieno a ovest. Superato il salto vallivo, il sentiero si immette nel vallone detritico che scende dal Col Bassac Derè. Non è ancora visibile il Lago di Goletta, ma pochi minuti sono sufficienti per superare il prolungamento di una cresta della Granta Parei, che qui sembra più una smisurata radice che affiora dal terreno.

Filho Maravilha! Come un bambino generato dal secolare ghiacciaio di Goletta, il lago omonimo appare in tutta la sua glaciale freddezza. Inutile dire che c’è qualcosa di magico, se non di più, che impregna l’atmosfera. La splendida giornata corona d’azzurro intenso il ghiacciaio che piega con regolare simmetria verso il bacino color malva. Il trapezoidale versante settentrionale della Granta Parei, con la falsa vetta, distoglie per pochi attimi lo sguardo. Il lungo crinale del Passo di Goletta, introduce la cresta di sfasciumi (est) che sale alla Becca della Traversiere. La goffa anticima, copia speculare della nostra meta, interrompe la regolare linea che si incunea nel Col Bassac Derè. Il profilo prosegue lungo caotiche guglie di rocce inaffidabili, interrotte da una cascata. La bastionata nasconde lo sguardo verso i Bassac e la Grande Traversiere. Ai piedi di questa tormentata corona giace un vero e proprio deserto di sassi, che accompagna l’escursionista nella salita al Bassac Derè.

Il tratto più duro dell’escursione è servito. L’attacco al colle, dopo il tormentato attraversamento del deserto lungo il placido altopiano, regala un po’ di sostanza e quota. Improvvisamente l’ambiente è diventato severo, oltre ad incutere un certo senso claustrofobico: dopo tanti spazi aperti, ora subentra un angusto anfiteatro di pietraie … non c’è nulla da raccontare, se non il trafelato respiro dei propri polmoni. La traiettoria di marcia lascia alle spalle la bella visione del ghiacciaio di Goletta e la continua metamorfosi della Granta Parei. Improvvisamente, al colle, l’apparizione della Valgrisenche ridona linfa vitale alle pupille.

Senza sprecare nemmeno un neurone per pensarci su, è bello riposare una manciata di minuti al Col Bassac Derè (quota 3.082 metri), prima di affrontare l’ultima fatica della giornata. Vale la pena buttare l’occhio, perchè la repentina apparizione del ghiacciaio di Gliairetta e la geometrica mole della Grande Sassiere, rappresentano la panacea contro le sofferenze inferte dagli sfasciumi per completare la rimonta dello spartiacque. Senza questa vista il colle rimarrebbe un’anonima sella dominata dal salto roccioso che conduce alla prima Bassac Derè (Punta).

Via, nei pressi della cresta Nord, riprende il cammino verso la Becca della Traversiere. La spalla è bella comoda e larga. I passi sono agevoli ed il tracciato non nasconde alcuna insidia interpretativa. Superata la tozza anticima, prima dell’ultima rampa terminale, ricompare a levante il manto del Goletta con il lago ormai disegnato lontano. Avanti alla cresta le propaggini del ghiacciaio medesimo, avvolgono la vetta fatta di sfasciumi, come una gengiva logora. Gli ultimi passi sono una volata, nonostante la quota, talmente tanta è la voglia di scoprire l’ultimo tassello della giornata: la regina, la Tsanteleyna, i suoi ghiacciai e la pacifica forma della Calabre.

In vetta è tutto come previsto, eccezion fatta per la grandiosa parete nord della Tsanteleyna. Vista di fronte sembra assolutamente piatta e ripidissima. Due intrepidi salitori stanno rimontanto la cresta Nord-Est. Posso gustarmi le loro movenze mentre fastidiose nebbie salgono dal Lago della Sassiere, in territorio francese. Salendo alla Calabre ne ricordo il profilo inclinato, assai meno terrificante.

La giornata si sta guastando ed il panorama ne risente un poco. Questa volta sono protagoniste montagne considerate ingiustamente minori. I ghiacciai, esposti a nord di Tsanteleyna, di Goletta, di Gliairetta sono un mare bianco dal quale la Becca della Traversiere emerge come una isola franca. La cresta di confine, segnata dalle vette della Calabre, dal Roc del Fond, dai Roc Basagne fino alla pietra angolare della Galisia, è contesa da bianchi vapori leggeri. Ad est il Gran Paradiso e la Grivola si celano dietro nuvole imbronciate, invidiosi del loro odierno ruolo secondario. Quasi insignificanti, a nord, le vette del Bassac Dere e della Grande Traversiere, con i rispettivi ghiacciai pensili. Poco più a ponente altre nuvole coprono il Rutor, mentre il Monte Bianco è già nelle coltri della bufera. La regolare cresta della Grande Sassiere chiude il cerchio. La valle delle meraviglie mi ha concesso un’ennesima possibilità grandiosa.

Non resta che scendere con calma a valle. Un veloce pensiero ad un piatto di spaghetti fumanti chez Benevolo, dalla bella Maria. Il solito improvviso attacco agorafobico mi allontana dal popoloso brulichio di escursionisti fagocitato attorno ai tavoli antistanti il rifugio. Dieta. Oggi ho già ingrassato gli occhi.

Nota: questa escursione si può fare in giornata partendo da Thumel, oppure in traversata da/verso il Rifugio Bezzi in Valgrisenche. Ovviamente il pernottamento nei rifugi permette di prendersela con un po’ più di calma. Ricordarsi che per la traversata nel versante della Valgrisenche, soprattutto ad inizio stagione, è bene portare con sè ramponi e picozza. Il percorso lambisce o utilizza il ghiacciaio di Gliairetta. Anche la cresta nord della Becca della Traversiere potrebbe essere insidiosa se ancora innevata.

Info per la Becca della Traversiere

Altitudine: 3.337 m.
Quota partenza: 1.879 m.
Dislivello totale: 1.458 m.*
Località di Partenza: Thumel, Rhêmes Notre Dame.
Tempo salita: 1 ora e 30 min. + 3 ore e 30 min. // 5 ore e 30 min.*
Difficoltà escursionistiche: E fino al Lago di Goletta. EE per la Becca della Traversiere.
Esposizione: principalmente N + E + N
Mappa: IGC foglio 102, Valgrisenche Val di Rhemes Valsavarenche – Scala 1:25.000

Ulteriori note:
Partenza da Thumel, Rhêmes Notre Dame, dove termina l’asfalto. L’itinerario presentato segue fedelmente il percorso dell’alta via N. 4: la traversata dal rifugio Benevolo al rifugio Bezzi. Altri segnavia sono il 13 fino al Benevolo, il 13d dal Benevolo al Col Bassac Derè. Come troverete nelle note, per chi decidesse per la traversata sulla Valgrisenche, sono consigliate le attrezzature da alpinismo (ramponi, picozza e corda) soprattutto per l’inizio stagione. La salita alla Becca non presenta difficoltà alpinistiche. Soltanto neve residua lungo il percorso potrebbe creare qualche problema. Generalmente a fine giugno la cresta è già sgombra.
Per informazioni e prenotazioni presso il rifugio Benevolo telefono: 0165/936143. Consiglio la sosta all’accogliente rifugio per chi non ha nelle gambe dislivello e spostamento richiesto dall’escursione: è un itinerario parecchio lungo.

Tempo percorso senza pernottamento al rifugio Benevolo.

Appoggi:

  • Rifugio Benevolo, +39.0165.936143 – CAI Torino – 61 posti, invernale: 5 posti.
  • Rifugio Bezzi, Valgrisenche – +39.0165.97129 (per chi vuole compiere il percorso in traversata).

Accesso automobilistico

Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, quindi S.S. n. 26 in direzione Courmayeur. A Villeneuve svolta per Introd e Rhêmes Notre Dame.

Risalire completamente la Val di Rhêmes fin dove possibile, cioè fino in località Thumel.