“Artana…che?” potrebbe essere la reazione plausibile leggendo di questa punta sconosciuta, termine estremo della Comba di Planaval, comune di La Salle. Non mi nascondo dietro ad un dito e, in tutta sincerità, anch’io non conoscevo per nulla questa montagna, essendo molto ignorante riguardo tale zona: il nome è saltato fuori nei voli pindarici da preparazione gite, quelli che ti fanno salire virtualmente tutte le punte della Valle. La curiosità viene accresciuta anche per il fatto che si legge assolutamente poco in merito alla guglia in questione: le uniche notizie disponibili sono state gentilmente fornite da un vecchio libro strappato alle polveri del tempo. Recensione positiva, gita tutto sommato “semplice”, gran panorama dalla vetta … basta solo scegliere la giornata e partire.
Raggiunto il comune di La Salle, salire la strada della Collina in direzione Morge poi Planaval (anche con toponimo Planavalle), ove termina nei pressi dell’albergo omonimo. Lasciata l’auto nell’immediata vicinanza dell’albergo, incomincia un’interpoderale che sale sulla destra del vallone (sx orografica) e, con l’aiuto di alcuni tornanti, dopo un primo lungo diagonale, prende quota immediatamente, per giungere all’Alpe Rantin (2.338 m.). Ignorare le indicazioni per il Col Serena e Col Felita e proseguire lungo la comoda strada che aggira una costa e prosegue a picco sull’ormai basso fondovalle centrale. Non appena oltrepassata la costa, appare la prima delle balconate nascoste che si trovano in questa zona selvaggia. Un grande altopiano erboso si rivela all’escursionista, tagliato a metà dall’interpoderale che raggiunge la Montagna Bonalè. Sulla sinistra la catena costituita dalla Grande Rochere, l’ampia sella del Col di Bonalè, la triangolare foggia della Guglia di Bonalè e la Guglia di Malatrà, delimitano l’alta Comba di Planaval. A centro comba, lontana e assai meno imponente appare distintamente la Guglia di Artanavaz. Alla nostra destra, rotondità erbose lasciano spazio a creste di roccia che dal Costone di Mezzodì al Grand Creton, accompagnano la sinistra orografica fino alla Guglia di Artanavaz.
L’interpoderale prosegue in lieve discesa fino ai 2.340 m. dell’Alpe di Bonalè (1h 30min / 1h 45min), ultimo avamposto civile, nonchè casera dalle dimensioni ragguardevoli, anche se non visibile fino a quando non te la ritrovi davanti al naso. Tra l’Alpe Rantin e la Bonalè, si trovano i ruderi dell’Alpe Pra Barlet … così è completata la descrizione degli alpeggi …
Superata la Montagna Bonalè, proseguire per il sentiero ben visibile, attraverso saliscendi erbosi, fino a raggiungere il pianoro ai piedi di un notevole salto vallivo, proprio alla base del contrafforte che sostiene la Guglia di Bonalè. Appena oltre un piccolo laghetto il sentiero diventa una debole traccia: da qui in avanti occorre spendere molta concentrazione per seguire l’itinerario più semplice. Attraversare il pianoro stando il più possibile sulla destra del vallone, marciando a mezza costa ove cominciano le pendenze laterali. Cercare di individuare un enorme pietrone spezzato, impresa non così semplice, il cui masso più basso presenta una caratteristica punta aguzza marcata da licheni rossi. Il sentiero ne lambisce la base, lasciandolo a destra.
Man mano che si sale, il sentiero si avvicina sempre più al torrente che si dovrà attraversare pochi metri sotto una ben visibile strozzatura caratterizzata da rocce chiare. Lasciato il corso d’acqua sulla sinistra, risalire il ripidissimo pendio su rare tracce; in circa mezz’ora di dura marcia, si raggiunge un pianoro detritico che permette di rifiatare. Alle nostre spalle i piani di Bonalè sono ormai bassi e lontani. Avanti a noi la Guglia di Artanavaz non compare, nascosta da un contrafforte detritico sulla sinistra ed erboso sulla destra. Consiglio di prendere degli accurati riferimenti prima di ricominciare il cammino: verrà facilitato notevolmente il ritorno. Attraversare il pianoro di pietrisco puntando al centro del crinale erboso. Raggiunta la base del tratto erboso, salire ancora per dieci minuti circa per superare quest’altro ostacolo e, finalmente rimontato il crinale, la Guglia di Artanavaz apparirà di fronte.
Foto Mappe per la Guglia di Artanavaz
Il piano oltre la Montagna Bonalè, dove il sentiero incomincia a scomparire.
1) Il pietrone spezzato nei pressi del quale si trovano ancora tracce del sentiero
2) La caratteristica strozzatura, 50 metri sotto la quale attraversare il torrente
3) L’uscita sul piano detritico causato da valanghe e frane che si staccano dal versante NE della Guglia di Bonalè. Consiglio di memorizzare bene questo punto, per facilitare la discesa.
L’attraversamento del piano detritico il cui inizio è il punto 3 della precedente immagine-mappa.
1) L’uscita del crianale erboso, che permette di vedere finalmente la Guglia di Artanavaz.
Vista dal culmine del crinale erboso. Nonostante sia tutta pietraia da qui sino alla punta, il percorso non è affatto disagevole, perchè la marcia prosegue su piccoli ciotoli. Questo, a grandi linee, l’itinerario dettato dai rarissimi riferimenti (ometti, orme) visibili.
Ecco come appare l’attraversamento del piano franoso, visto dall’alto del crinale, prima di ritornare all’attacco del grande salto erboso che precipita sulla Montagna Bonalè.
1) Attraversare stando il più in piano possibile, senza perdere quota dunque, in direzione del profondo solco appena visibile in questa immagine.
2) Incominciare a scendere soltanto quando si muovono i primi passi sul terreno erboso, non prima. Man mano che si perde quota, avvicinarsi al torrente, senza mai marciare nel suo canale di scorrimento.
La Comba di Planaval è un vallone ricco di sorprese: in pieno deserto di pietre, fiorisce un bel lago color ottanio chiaro, che si lascia alle spalle rimontando il crinale erboso. Al termine di questo tratto si apre l’ennesimo pianoro ondulato, fatto tutto di piccoli sfasciumi, che accompagnano fino alla base della guglia. Dalla sommità del crinale erboso, tracciando un’ideale linea retta verso la punta, occorre marciare all’immediata sinistra di questa. Per arrivare all’ultima rampa, affrontare un ripido cumulo ghiaioso convergendo gradatamente verso il centro del fondo valle, in corrispondenza della punta. Gli ultimi metri sono meno faticosi, grazie al terroso zig-zag, che dà accesso alla vetta. L’aguzzo dentino terminale è sospeso nel vuoto esattamente sopra il Col di Malatrà, lungo il filo di una cresta alquanto aerea che delimita con geologica precisione tutta la Comba di Planaval. Dopo essere rimasto nascosto per tutta la gita, finalmente si schiude un panorama grandioso, dominato dal regolare triangolo roccioso della parete Est delle Grandes Jorasses. Tutto il gruppo del Bianco domina la scena, ma l’impressionante salto sui sottostanti valloni di Malatrà (a sinistra) e la Comba di Merdeux (a destra) offre un colpo d’occhio davvero eccezionale.
Ottima la visuale su Combin e Velan, decisamente insolita la sagoma del Cervino, versante di Zmutt, lontanissimo il Rosa. Il cerchio si chiude con i gruppi dell’Emilius, Grivola e Gran Paradiso, oltre alla Grande Rousse, Paramont e Rutor. Uno spettacolo notevole! In basso la Tete Entre Deux Sauts ed il suo passo, la Testa Bernarda, la Tete della Tronche ed il Col Sapin in bell’allineamento. Il Col di Malatrà non è visibile, ma si intuisce lo stretto intaglio tra le rocce irregolari ed aguzze che formano il proseguimento della cresta che scende dalla Guglia di Artanavaz. Nonostante abbia già salito in zona la Testa dei Liconi, il Colle Battaglione Aosta e la Tete Entre Deux Sauts, riesco ancora a stupirmi ed entusiasmarmi per questo nuovo punto panoramico sul Bianco e dintorni.
Gita in ambiente veramente selvaggio e solitario, non appena lasciata la Montagna Bonalè. Pochissimi riferimenti a terra: non addentrarsi in questo deserto con scarsa visibilità. Qui occorre essere consapevoli che, in pratica, metà gita la si deve conquistare fiutando le poche tracce e camminando, nella parte alta, su terreno assolutamente irregolare. Non ci sono difficoltà oggettive nè pericoli, però occorre navigare bene a vista e, soprattutto, individuare i punti utili per il ritorno già mentre si marcia in salita. La complessità morfologica della Comba di Planaval (praticamente tre balconate una sopra l’altra) rende necessario spirito di osservazione e permette di abbassare la guardia soltanto una volta ritrovata l’interpoderale alla Montagna Bonalè. Quest’escursione stupenda, dal finale pirotecnico, è dedicata a coloro i quali non si spaventano di camminare al di fuori dei canonici sentieri battuti e ben marcati, che cercano la montagna d’antan e quel senso di solitudine di cui soltanto i primi escursionisti hanno potuto godere. La Guglia di Artanavaz può essere un sorprendente paradiso ma, se salita senza consapevolezza da escursionisti non esperti, potrebbe rivelarsi un terribile incubo. Uomo avvisato …
Info per la Guglia di Artanavaz
Altitudine: 3.071 m.
Quota partenza: 1.750 m.
Dislivello totale: 1.321 m.
Località di Partenza: Planaval, La Salle.
Tempo salita: 3 ore e 30 min. / 4 ore.
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: principalmente SE.
Mappa: IGC foglio 4 – Massiccio del Monte Bianco, scala 1:50.000
Ulteriori note:
Dall’Albergo Planaval, località Planaval, comune di La Salle, seguire l’interpoderale che sale nei pressi, ed ignorare la comoda strada che scorre in centro vallone. Fino al piano oltre la Montagna Bonalè, interpoderale e sentiero percorso per l’accesso al pascolo. La seconda metà dell’escursione avviene praticamente senza sentiero …
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello MORGEX. Fuori dall’autostrada, svoltare a destra verso La Salle.
Salire in direzione Planaval. Rimontare la strada fino al suo termine, nei pressi dell’Albergo Planaval. Ampi parcheggi.