Martedì 1 ottobre, 2002. Una bellissima giornata “estiva”, con l’aria del primo autunno che lima le basette e fa pungere le dita per il fresco. Lascio Glassier, estrema periferia nord di Ollomont, provincia di Valpelline, con 4 gradi centigradi e la perfetta sensazione di avere una montagna interamente per me. Nessuno nei paraggi, solo la rugiada mi fa compagnia, bagnando la tomaia degli scarponi. Con l’elasticità di un gatto di marmo, incomincio, freddissimo, la larga mulattiera che parte cento metri prima dell’ampio parcheggio, dove ha termine la strada asfaltata.
Non sono mai stato nella Conca di By sfruttando il Cavallo di Sant’Antonio, mentre mi sono dilettato numerose volte con la MTB, partendo dal Col di Champillon*, quindi dall’estremità opposta di questo verde El Dorado, per limitare la sgroppata fino all’Alpe Thules. Questa volta ho deciso che andrò fino in fondo, marciando verso il confine elvetico, la Fenêtre Durand per risalire, dal comodo spallone, il Mont Avril. Per me, oltre la fine dello sterrato, è tutta novità, nonostante la sbirciata dall’alto del Mont Gelè di pochi giorni prima.
*Giusto per non generare equivoci: il Col di Champillon citato, non è il colle escursionistico oltre quota 2.770 metri, ma il termine dell’asfalto che da Doues sale ben oltre la frazione Châtelaire, fino a raggiungere e superare quota 2.000, dove termina. Da qui ha inizio un’interpoderale, che, successivamente, dall’Alpe Balme fino all’Alpe Thoules, “interferirà” con l’itinerario descritto.
La comoda mulattiera lascia la minuscola frazione di Glassier ancora ben intorpidita nel primo mattino. La luce, che dirompe dal fondo valle, regala la classica alba sulla regolare piramide della Grivola. La catena dei Morion è solo una silhouette nera che impedisce al sole di riscaldare le gelide raffiche d’aria svizzera, che precipitano lungo l’altipiano sovrastante. Un’ora di marcia e si giunge nei pressi del lago artificiale di By. Il segnavia numero 5 indica la direzione corretta. Prendere a tutto Nord, con il volto tirato dalla brezza gelida. Il bel sentiero procede parallelo all’interpoderale, che transita poco sopra, per congiungersi con essa nei pressi dell’Alpe Balme.
Oltre l’Alpe Balme il sentiero procede in linea retta incrociando un paio di volte l’interpoderale. Quindi la traccia procede parallelamente poco più in basso dello sterrato, per ricongiungersi con esso all’Alpe Lombardi. Ritornando sulla strada si raggiunge l’Alpe Thoules, ai piedi del contrafforte del Mont Gelè. Sono più di due ore che cammino ed i Morion non lasciano ancora passare la luce solare. Intanto la temperatura è scesa di un altro grado. Il sentiero si rifà vivo per proseguire in direzione della Fenêtre Durand. Inizia l’attraversamento di un bel piano, finalmente illuminato dal sole, che riesce a fare breccia attraverso i denti rocciosi dell’estremità nord dei Morion.
Il caldo abbraccio dura ben poco e la traccia, molto ben segnalata, continua salendo un ripido salto erboso, sopra il quale è situata una zona decisamente brulla, fatta di pietre, dall’aspetto vagamente simile ad un campo lavico o lunare. Rigorosamente all’ombra del mattino, il sentiero si intrufola con cambi di direzione irregolari nella pietraia, disegnando un tracciato improbabile fino all’uscita dal labirinto. Con la Fenêtre ben in vista, la marcia prosegue su terreno ora erboso, ora su sfasciumi. Sotto la tenebrosa parete ovest del Gelè si cela il Lago Fenêtre, in procinto di cambiare la sua livrea da estiva ad invernale: un sottile strato di ghiaccio incomincia a colonizzarne la superficie. Ancora pochi minuti e si giunge al confine svizzero.
L’arrivo alla Fenêtre Durand, ancora in ombra, non concede chissà quale vista ad eccezione della scoscesa e gelida parete nord del Mont Gelè, una ben levigata lavagna con un evidente canalone centrale che sfocia sul ghiacciaio denominato Glacier de Fenêtre. Impressionante, quanto vicina, la crepaccia terminale, vera e propria trappola. Questo deve essere un posto dove neanche in piena estate viene concesso un momento di sole. La luce blu-verdastra, dipinge, con toni delicati quanto assolutamente freddi, quest’angolo di mondo, rafforzando con estremo vigore il senso di inospitalità della bastionata di roccia che digrada con austera fierezza dalla vetta del Gelè, verso la valle di Mauvoisin.
La marcia prosegue in direzione O su tracce sempre ben visibili lungo la cresta Est del Mont Avril. E’ tutto molto semplice, logico, facile e privo di pericoli. La lunghezza della salita è l’unico nemico di questo straordinario punto panoramico, che nasconde le più preziose gemme fino a pochi metri dalla vetta. L’obiettivo finale è sempre ben visibile, evitando la brutta sorpresa di un indesiderato supplemento di salita. La meta viene raggiunta sempre con estrema facilità, procedendo lungo sfasciumi, fino a giungere alla fascia di rocce solide che delimitano la sommità del Mont Avril. L’arrivo in vetta, con l’improvviso manifestarsi del Grand Combin, è un indescrivibile attimo di pura gioia e semplice grandiosità. A bocca aperta …
Come il fratello maggiore Gelè, l’Avril è una montagna “appoggiata” sui versanti meridionali, per erigersi verticale sul contrafforte settentrionale. Meno sontuoso del vicino è il salto a Nord, ma fortemente motivante il panorama che si gode da questa straordinaria montagna. Il grande ghiacciaio di Mont Durand, ai piedi del Gran Combin, è l’assoluto dominatore incontrastato della scena. Bellissimo l’allineamento delle punte, seguendo con lo sguardo in direzione Est. Dent d’Herins e Cervino, parzialmente occultati dai denti della Sengla, poi il Monte Rosa, circoscritto a destra dall’Epicoun. Nelle più immediate vicinanze è la lunga lingua dell’Otemma a stupire, dando regale sostegno al gruppo dell’Arolla, del Mont Blanc de Cheilon, la Serpentine, la Ruinette, a loro volta impreziosite dal ghiacciaio a balcone del Brenay. La vista a nord si ingentilisce con il turchese pallido del lago di Mauvoisin.
Le tre vette principali del Gran Combin, di Valsorey, di Grafeneire (la punta più alta, 4.314 m.) e della Tsessetta, lasciano la scena al Mont Velan ed ai suoi ghiacciai del versante svizzero. Il Monte Bianco rimane nascosto dalla calotta terminale del Velan. Con un binocolo è possibile ammirare l’Aiguille du Midì, con le cabine della funivia che scompaiono inghiottite dal pinnacolo roccioso. E’ un dettaglio infinitesimale nell’oceano di vette che si stagliano a perdita d’occhio da qua sopra. Molto più visibile il profilo delle Grandes Jorasses. Proseguendo il giro, trovano spazio le propaggini sud est del Bianco, il Rutor, la Grivola ed il Gran Paradiso. La catena dei Morion ha un aspetto meno lugubre, ora che il sole incomincia a rigarne il profilo occidentale. Invariata l’impressione che desta la nord del Gelè, meno opprimente, dato il diverso angolo di visione, ma sempre così glaciale …
La discesa, rigorosamente lungo l’itinerario di salita, presenta notevoli differenze visive. Finalmente tutto il paesaggio è ben illuminato, con la sola eccezione della Nord del Gelè. La luce si ferma nei pressi del Lago di Fenêtre, limite inviolabile data la stagione ormai inoltrata verso l’autunno. La verde parete ovest del Gelè, ora posta finalmente in risalto, regala scorci piacevoli, assolutamente in sinergia con i sassi lunari della pietraia. Terminato il tratto più ripido e veloce della discesa, i tempi vengono dilatati dalle grandi distese pianeggianti nei pressi dell’Alpe di Thoules. L’erba bruciata dall’autunno, dona uniformità al paesaggio, oltre che creare il solito piacevole contrasto con il cielo sereno.
Lasciata la splendida Conca dell’Acqua Bianca, il lungo spostamento prosegue fino alla Conca di By, dopodichè il percorso precipita nuovamente su Glassier. Ora, a farla da padrone, sono i giochi cromatici del bosco, che rendono l’addio all’Avril meno anonimo del solito sentiero di bassa valle. Se qualcuno mi chiederà notizie di questa montagna spero che abbia la volontà e la pazienza di starmi a sentire, perchè vivere l’Avril nelle fortunate condizioni nelle quali mi sono trovato, porta ad accumulare emozioni che soverchiano l’ordinaria ed asettica cronaca di una lunga escursione. Non ho difficoltà ad ammettere che sono stato stregato dalla superba bellezza dei luoghi e che consiglio a tutti questa lunga ma facile escursione, dai forti contenuti emotivi. Soprattutto fuori stagione!
Info per il Mont Avril
Altitudine: 3.347 m.
Quota partenza: 1.549
Dislivello totale: 1.898 m.
Località di Partenza: Glassier, Ollomont
Tempo totale: 5 ore e 30 min. / 6 ore.
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: prevalentemente S, poi E.
Mappa: IGC foglio 115 – La Valpelline, Valle di Ollomont, Valle di Saint Barthelemy, scala 1:30.000
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA EST, seguire le indicazioni per il Tunnel del Gran San Bernardo. Dopo la seconda galleria, svoltare per la Valpelline.
Imboccata la S.R. della Valpelline, superare l’abitato di Valpelline, quindi girare a sinistra per Ollomont. Proseguire fino alla frazione Glassier, ove termina l’asfalto. Ampio parcheggio. La mulattiera per By parte 100 m. prima del parcheggio, sulla sinistra.