Escursione Mont Colmet e Lago di Pietra Rossa – Morgex/La Thuile

Introduzione: Testa d’Arpy – alba sul Monte Bianco

Approfitto dei miei piani di battaglia al Colmet e, con il piccolo sacrificio della sveglia un’ora in anticipo, decido di farmi l’appetizer alla Testa d’Arpy. Parcheggiata l’auto al Colle San Carlo, basta un quarto d’ora per arrivare a destinazione. Questa rapidissima escursione, nel buio quasi pesto del bosco, è vivamente consigliata per poter ammirare appieno lo straordinario spettacolo. A metà ottobre il sole sorge sul Bianco intorno alle 7:45, lasciandomi tutto il tempo per arrivare con calma, piazzare macchina fotografica e cavalletto e godermi in santa pace una tazza del miglior caffè fumante. Dura un’ora esatta la divagazione fotografica, ritorno all’auto compreso. Carico lo zaino per la partenza vera: al Mont Colmet, dunque!

Mont Colmet e Lago di Pietra Rossa

Uno dei grossi vantaggi del non poter prendere ferie durante i giorni “ordinari” di luglio ed agosto, quando il resto dell’Italia si sollazza, è quello di godere al massimo delle condizioni ideali per fare quattro passi in luoghi restituiti alla primitiva forma selvatica e solitaria. Così, forte di questa mia innegabile fortuna, spendo una giornata di questo ottobre 2001 da immortalare a perpetua memoria, in uno dei luoghi altrimenti più affollati, almeno nella parte bassa. Al Mont Colmet, volano un po’ meno aquile, soltanto falchetti al Lago di Pietra Rossa … mentre al Lago d’Arpy, in alta stagione, è tutto un cinguettio di passerotti. Metafora.

Ho idee ben precise, dopo aver letto la relazione di Inalto: seguo il percorso interpoderale fino al Lago d’Arpy, poi dovrò raggiungere il Lago di Pietra Rossa, quindi dovrò arrangiarmi “tramite dei lavori”, per citare il Mago Gabriel, lungo una non precisata traccia, delimitata da ometti, volenterosamente costruiti. Oltre il lago di Pietra Rossa, il niente, il nulla, il deserto!

Primo dubbio. Dopo alcuni minuti di marcia, primo bivio, con tanto di insegne giganti. A sinistra per Arpy e Pietra Rossa, a destra Colle della Croce e Mont Colmet. Mont Colmet? A destra? Devo dedurre che c’è una traccia via cresta spartiacque con La Thuile? O è una finta, del tipo: andate fino al Colle della Croce e poi tagliate dentro il vallone per raggiungere il sentiero che arriva dai laghi? Proseguo con i miei legittimi dubbi. Dico subito che, arrivato in vetta a quota 3.020 non c’è nessuna traccia in assoluto. Ma procediamo con ordine.

Lago d’Arpy: al mattino presto il sole non abita in queste lande, coperto dalla mole della Becca Pugnenta. Sono troppo addormentato per capire se c’è uno scorcio panoramico con riflesso il Monte Bianco e proseguo sul bel sentiero, erede dell’interpoderale. Cammino lasciando il lago sulla sinistra e trovo un altro cartello: Lago di Pietra Rossa a sinistra, Mont Colmet e Colle della Croce a destra. Allora al Colmet si arriva anche via cresta, magari con un sentiero attrezzato. I dubbi aumentano … testardo nelle mie convinzioni e fiducioso nelle altrui relazioni, proseguo per il Pietra Rossa.

Nei pressi dell’immissario dell’Arpy c’è un ponte. Da qui parte un sentiero che segue il filo della morena delimitante il piano che va dalla cascata del torrente fino al Lago di Arpy. Seguire il percorso facendo ben attenzione a non farsi tentare dalle tracce lungo il torrente: bisognerà salire lungo la la morena boschiva, per ritrovarsi su un salto roccioso, proprio nei pressi della cascata al termine del pianoro, rimanendo però sulla destra orografica. Così facendo ci si troverà all’interno di un’altra conca, delimitata da un grande salto ripido erboso sulla sinistra e roccioso sul centro destra, come un enorme anfiteatro. Tre cascate segnano verticalmente il salto: il sentiero proseguirà a sinistra della cascata più a sinistra.

L’anfiteatro è veramente molto ripido ed abbastanza faticoso da superare. Nel frattempo, dopo aver guadagnato finalmente un po’ di quota, il Bianco spunta con tutta la mole oltre la Punta della Croce. Sono ben visibili le casermette fatte costruire dal Reale Esercito del Regno di Sardegna ai tempi degli screzi con i cugini transalpini. Tutta la costa dal Colmet all’Arpy è ricca di queste costruzioni. Terminato il tratto ripido, trovo ancora un piccolo pianoro, segnato a metà da una pietraia. Gli ometti indicano in questo tratto la direzione. Si giunge ad un’ennesima balza rocciosa, ove il sentiero riprende a salire in modo consistente, alternando sfasciumi a passi su roccia viva. E’ molto umido questo tratto: le pietre sono incredibilmente rese viscide dalla rugiada e dallo strato di ghiaccietto che le ricopre. Salire non è molto agevole.

Tutta la salita è esposta a nord, vale a dire che il sole, in questa stagione avanzata, non si fa vedere. Devo ammettere che sono un po’ deluso da quanto visto sino ad ora, lago d’Arpy compreso. Colpa della profonda ombra che sfuma il colpo d’occhio. Ancora una serie di salti rocciosi, con il sentiero delimitato da ometti e sbuffi gialli di vernice. Peccato che questi segnavia non vadano tanto d’accordo. Prima di arrivare al Lago di Pietra Rossa ci sono un paio di nevai da attraversare (occasionali, data l’eccezionale abbondanza di neve dello scorso inverno): sono duri come il marmo, oltre che molto ripidi. Gli ometti tracciano fuori dal nevaio: seguo loro. Superando un terreno a gradoni, giungo al Lago di Pietra Rossa. Spettacolare. Incomincia a piacermi sul serio, questo posto.

Mont Colmet, dettaglio sui passaggi chiave.
Immagine ripresa dalla sponda opposta del Lago di Pietra Rossa

Legenda:
Arancione continuo: percorso visibile – arancione puntinato: percorso non visibile
A – Punto in cui si arriva seguendo gli ometti anzichè il “sentiero ufficiale”.
B – il roccione, dal taglio caratteristico, importante punto di riferimento iniziale per la salita al Colmet.
C – Il traverso ripido, delicato in quanto costantemente all’ombra.
D – Spalla nevosa. Appena dietro si trova il Ricovero Tenente Chabloz, non visibile.
E – Quota 3.020 m.: il Mont Colmet “escursionistico”.
F – cresta terminale con aggiramento, per salire al vero ed unico Mont Colmet, 3.024 m.

Le tracce mi hanno portato ben al di sopra del lago, oltre il suo termine in direzione del Col e del Mont Colmet. Occorre qui fare una precisazione: il vallone del Colmet, presenta una direttrice principale che porta al colle omonimo (sulle mappe ha il nome Colle di Comba Sorda), ben distinguibile, nel punto più lontano in direzione sud-ovest. Sulla destra si troverà nell’immediatezza del lago, una cresta rocciosa, delimitante un vallone secondario, poi un’altra cresta che nasconde un secondo vallone, guardando in direzione del colle. Per salire al Mont Colmet bisognerà infilarsi nel primo vallone, tra la cresta rocciosa che scende fino al pianoro del lago e la seconda cresta, che sostiene un’alta ed invitante spalla nevosa ben visibile da sotto. Essendo un passaggio obbligato per il Colmet, su questa spalla si notano, molto evidenti, le tracce di precedenti passaggi.

Proseguire oltre il lago seguendo sempre gli ometti, fino a raggiungere un grande roccione posto proprio al centro del vallone secondario, ora davanti ai nostri piedi. E’ difficile essere precisi nel descrivere un luogo del genere, fatto di sole pietre … Comunque sia, questo masso è posto alla base di un tratto di rocce diagonali ricoperte d’erba. Passandoci esattamente sotto, prima si trovano tracce lungo una rampa terrosa-ghiaiosa, poi il nevaio si impadronisce del percorso, per restituirlo soltanto a tratti di sfasciumi affioranti. Rimango stupefatto nel trovare ancora numerosi ometti segnavia. Le tracce sulla neve mi aiutano; rimontano il pendio districandosi nel dedalo di pietre, salendo in direzione del mammellone roccioso che sostiene la spalla nevosa, posta proprio al centro del versante di salita.

Giunti nel centro del pendio ripido, un diagonale verso destra, delicato con la neve dura (è una gita meritevole di ramponi al seguito!), riporta ai piedi del ripido scivolo terminale ben visibile già dal Lago di Pietra Rossa. Un breve tratto in piano per rifiatare, poi la secca rimonta sul nevaio, sù, in linea retta, per conquistare la cresta che scende con profilo regolare dalla punta del Colmet settentrionale, sulle carte marcata come quota 3.020, cioè la punta rocciosa che domina il Lago di Pietra Rossa. Con il conforto della toponomastica, si evince che questa è la vetta “escursionistica”, ma non il vero Mont Colmet, che è situato oltre il colletto dove giace il Ricovero Tenente Chabloz, semidistrutto e pericolante. Chi ha problemi di cresta esposta potrebbe accontentarsi della quota 3.020. I precisi, quelli che vogliono conquistare il Mont Colmet “con il crisma dell’ufficialità”, dovranno seguire la dentellata cresta spartiacque, a filo su La Thuile.

A stagione inoltrata, con la neve durissima, la cresta terminale non è proprio così semplice. Occorre molta attenzione, perchè i fazzoletti di neve in ombra sono praticabili solo con ramponi, e le pietre sono ricoperte da ghiaccio insidioso. Se la prima parte della cresta non desta preoccupazione, a parte il camminare su pietre in equilibrio instabile, l’ultimo traverso sotto il dentino finale va fatto con la dovuta circospezione. Giunti ai piedi della punta principale, occorre aggirarla dal versante di La Thuile con elementare arrampicata esposta, questa volta senza problemi di neve o ghiaccio. La vetta è molto piccola ed angusta (assolutamente impossibile ruotare su se stessi per fare il 360°!). Rispetto alla “cima escursionistica” c’è più visibilità sul gruppo del Rutor. E’ veramente interessante anche lo scorcio sul Lago di Pietra Rossa, come pure sul Monte Bianco. Purtroppo alcune nuvole coprono il versante della Grivola e del Gran Paradiso. Pur rimanendo decentrato rispetto al territorio valdostano, il Mont Colmet rimane un formidabile balcone panoramico.

Discesa: se per il primo tratto valgono le stesse norme di estrema cautela, date le condizioni stagionali, una volta giunto alla spalla innevata sotto la casermetta, mi lascio scivolare sul bel nevaio, fino a ritornare al ripido traverso da affrontare con un po’ più di apprensione: l’effetto pendenza in discesa si acuisce. Scesa questa cinquantina di metri un po’ pericolosi, è fuga veloce sul nevaio fino alle pendici del contrafforte. In pochi minuti, resi complessi dalla pietraia, riguadagno il lato sud-occidentale del Lago di Pietra Rossa. Dalla punta avevo deciso di seguirne il periplo, girando in senso antiorario. Così, raggiunto l’ampio nevaio confinante con il lago, incomincio una traversata verso est, seguendo la traccia già esistente.

Finito il nevaio incomincia l’attraversamento della pietraia sottostante il Corno della Serraz, sponda meridionale del lago. E’ un percorso molto faticoso; scendo il prima possibile in riva al lago, vuoi per motivi fotografici, vuoi per trovare pietre più agevoli da superare. Nonostante il terreno per progredire migliori, ci metto oltre tre quarti d’ora per raggiungere il lato opposto del bacino. Segno che il lago ha dimensioni ragguardevoli, oltre al procedere incerto per via della solita pietraia. Devo onestamente ammettere che il perimetro del lago è un surplus che da’ qualcosa in più a questa gita, non sempre esteticamente convincente al cento per cento. Il Lago di Pietra Rossa è un vero gioiello, con il suo fare increspato e la sponda sul Monte Bianco davvero ragguardevole. Se qualcuno non ha voglia di salire al Colmet, il giro del lago è moralmente obbligatorio. Il colpo d’occhio migliore si gode dalla riva opposta rispetto a quella ove si giunge.

Terminato il periplo, un comodo sentiero riporta, scendendo un diagonale erboso un po’ esposto, sul tracciato percorso il mattino. Punto chiave della seconda parte della discesa è il traverso in piano, direzione nord lungo la pietraia, per tornare sul sentiero nel punto più ripido, cioè la più ampia fascia di rocce compresa tra i due laghi. E’ fondamentale ritrovare segni gialli ed ometti, stando sulla destra del piano. Rimanare sul sentiero è garanzia di rientro agevolato. L’ultimo momento di relax della giornata lo offre il Lago dell’Arpy, finalmente illiminato dal sole, dalla straordinaria luce autunnale, dai suoi riflessi dalle molteplici tonalita di verde, oltre che dall’ennesimo specchiarsi del gruppo del Bianco. Come per il Pietra Rossa, anche dell’Arpy è meritevole percorrere il lato non visitato il mattino, soprattutto per i suoi riflessi. L’ultima mezz’ora, lungo l’interpoderale per il Colle San Carlo, è uno spettacolo di colori, con i larici del bosco fortemente contrastanti con i cugini sempreverdi. In alto il cielo, che definirlo azzurro intenso è un po’ fargli un torto.

(Nota finale per il paziente lettore: mi rendo conto che più di mille descrizioni, il Colmet si può riassumere meglio con l’immagine mappa sopra riportata. Credo che raccontare i passaggi per salire su questa montagna sia più difficoltoso della sua ascesa reale … ho avvertito lo stesso senso di disagio leggendo le altrui descrizioni. Nonostante il sentiero sia uno solo, è molto complesso nel suo sviluppo, soprattutto man mano che si procede in quota. Poi occorre aggiungere che, spesso, le tracce sono labili. Dulcis in fundo, caro lettore, ti lascio immaginare quanto sia difficile descrivere un tratto senza particolari punti di riferimento, come quella grande pietraia là sopra)

Info per il Mont Colmet e Lago di Pietra Rossa

Altitudine: 3.024 m.
Quota partenza: 1.971 m.
Dislivello totale: 1.053 m.
Località di Partenza: Colle San Carlo (Arpy).
Tempo salita: 4 ore / 4 ore e 30 min.
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: N
Mappa: IGC foglio 4 – Massiccio del Monte Bianco, scala 1:50.000

Altre note: l’itinerario, così come l’ho disegnato, necessita di almeno 3 ore abbondanti per la discesa: il giro del Lago di Pietra Rossa è molto lungo e dispendioso. Costa circa un’ora abbondante.

Accesso automobilistico

Autostrada: uscita casello MORGEX, proseguire in direzione Courmayeur. Prima dell’abitato di Morgex, svoltare a sinistra per imboccare la strada che porta all’Arpy, Colle San Carlo.

Risalire la strada fino al colle. Ampi parcheggi in zona area attrezzata.

L’accesso automobilistico al Colle San Carlo è possibile anche da La Thuile.