Valle di Champorcher, strada per il rifugio Dondena. Dal Capoluogo salire lungo la strada asfaltata che parte sulla destra appena oltrepassata la piazza principale. 7 chilometri di asfalto portano ben in alto, a dominare la conca stretta di questo piccolo paese, sparso in svariate frazioni, come cocci di un vaso rotto. E’ la valle dei Boscaioli, quella di Champorcher, oltre ad essere la prima raggiungibile sulla destra orografica della Dora, per coloro i quali arrivano dal Canavese. E’ anche la prima ad essere raggiunta dalle nuvole, cariche dei vapori della pianura vicina.
E’ bene sottolineare quest’aspetto perchè avere la fortuna di salire il Glacier senza essere circondato dai vapori della vicina Pianura Padana è cosa abbastanza rara. Non amo particolarmente questa valle per via proprio di quest’aspetto. Va però sottolineato che Champorcher produce angoli incantevoli, proprio come la zona qui descritta, oltre che alla vicina conca dei laghi incastonati tra il vallone di Champdepraz a nord, la dorsale che scende dal Glacier e delimita la sinistra orografica della valle e, a ovest, la Val Clavalitè. L’itinerario di seguito descritto porta ai confini del Parco Naturale del Mont Avic, nella sua regione più meridionale.
L’impresa della giornata non è tanto arrivare in vetta al Glacier, che è un comodo panettone dall’aspetto parecchio brutto, quanto guidare l’auto nel tratto sterrato che sale quasi fino al rifugio Dondena. Un paio di chilometri che mi fanno invidiare, solo per questa volta, chi possiede un fuoristrada. Insomma, l’auto la si lascia a quota 2.057 m., a circa venti minuti a piedi dal rifugio citato. E’ una fresca mattina di fine agosto con un bel cielo sereno. Pronti, via. Si può seguire l’interpoderale, che sale al rifugio, oppure sfruttare una scorciatoia appena passato il ponte … giusto per evitare un bel giretto, con la logica conseguenza di partire un po’ più in salita.
Superato il Dondena, occorre raggiungere un primo pianetto dove si trova un ponte sulla destra. Chiara segnaletica invita a lasciare l’interpoderale del Miserin, per salire in direzione del Colle Fenis (quindi Col Ponton, a poche centinaia di metri) e Col Fussì. Praticamente questo ponte segna l’inizio della salita vera, con il sentiero che incomincia a guadagnare quota in modo un po’ più consistente, dopo il lungo primo tratto di spostamento. La buona traccia si inerpica su di un conoide, segnando il pendio con ampi diagonali. E’ comunque un tratto molto agevole, che prosegue regolare, superando un primo ben delimitato canalone e ripetendosi in modo alquanto monotono ancora più sopra. Prima del canalone c’è il “brivido” del bivio per il Col Fenis-Ponton. E’ altrettanto ben segnalata la direzione per il Fussì: 8C.
Diciamo che occorre incrociare la costa che scende in direzione sud del Mont Delà per spezzare il regolarissimo ritmo imposto dal sentiero. Questa variazione segna il confine tra la zona delle praterie da quella degli sfasciumi, prima misti con l’erba, poi soltanto pietre e paesaggio brullo fino al Col Fussì. Non c’è molto da dire su questo percorso, molto semplice, ben tracciato e schivo da offrire spunti da avventura. Diventa invece bello il panorama, quando finalmente si scorge la cerulea forma del Lago Miserin, bacino semi-artificiale, posto dalla parte opposta del vallone, ai piedi della Rosa dei Banchi. Non si vedono altre grandi montagne, non fino a quando ci sarà in mezzo allo sguardo l’ingombrante mole del Mont Delà.
Per capire qualcosa del Glacier bisogna attendere le immediate vicinanze del Fussì. Prima la nostra vetta si nasconde per tutto il percorso, poi si manifesta proprio nelle vicinanze del Lago Gelato, una piccola perla finalmente, in un territorio assai anonimo. Il Glacier appare alla vista, per chiudere l’orizzonte settentrionale con una cresta erbosa, delimitata da un salto di rocce ai cui piedi giace una pietraia, padrona della conca sottostante. Un traverso lungo detriti colorati introduce al Col Fussì, situato a quota 2.912 m., punto cardinale per chi si volesse percorrere il periplo del Parco Naturale dell’Avic.
Il Fussì, oltre che essere l’accesso al Glacier è pure una delle due porte (l’altra è il Col Ponton) per la biforcuta Val Clavalitè. Superando il Fussì e stando nei pressi della cresta si raggiunge il Col d’Eyelè, dal quale si scende all’isolato Lago di Magheron. Poi bisogna superare il Col Medzove e raggiungere la zona ricca di laghi, cuore del Parco dell’Avic. Il Col del Lago Bianco, breve salita, porta alla chiusura del cerchio. Con pochi minuti di discesa ci si ricongiunge dove l’asfalto termina, lungo la strada per il Dondena.
Torniamo all’itinerario della giornata. Raggiunto il Fussì bisogna traversare in leggera discesa, seguendo il buon battuto ai piedi di un roccione. Il sentiero taglierà quasi interamente tutta la conca per raggiungere l’opposta cresta. Soltanto nei pressi di essa ricomincerà ad avere pendenze significative. Rimontata l’ampia spalla si giunge facilmente in cima, camminando lungo una pietraia addomesticata sempre dal sentiero molto battuto. Inutile dire, dato che ci sono fotografie a testimonianza, che le nuvole della Bassa sono già padrone della vetta. E’ un peccato perchè dal Glacier la vista sul Rosa e Cervino, anche se distanti, non sarebbe poi così male, inoltre la groviera di laghi immediatamente ai piedi del versante nord, dai colori strabilianti, scompare, per fare repentine apparizioni tra i vapori.
Oggi quindi bisogna accontentarsi dell’accuminato profilo della Tersiva e del versante est del Gran Paradiso. Poca trippa, per chi è abituato a muoversi con giornate pressochè perfette. Ma ben si sà che le valli a ridosso del Piemonte, Val di Gressoney quindi compresa, sono facilmente soggette a questo fenomeno. C’è già da ringraziare se le nuvole non si trasformino in temporale pomeridiano. L’aria è troppo fresca perchè ciò accada. Accerchiato dalla nebbia in punta, scendo immediatamente: destinazione lago Miserin, per finire la giornata con un po’ di colore azzurro. Poco oltre la pietra segnavia per il Colle Ponton precedentemente incontrata, seguo una traccia che mi porta a ridosso del torrente Ayasse. Supero una piccola pietraia e, con un salto triplo, attraverso il torrente. Sono a ridosso dell’ultimo pianoro grande, ai piedi della fascia di rocce che nascondono alla vista il bacino del Miserin. Non avevo voglia di tornare indietro fino al ponte.
La scorciatoia che mi sono inventato, mi porta ad attraversare un prato soffice soffice, quindi arrivo immediatamente all’interpoderale: in pochi minuti sono al Miserin. Da questo bacino dalla forma alquanto tonda c’è un’ottima visuale sul Glacier e sul Delà le cui cime appaiono imbronciate ed incappucciate dalla parte opposta del vallone. Una breve pausa ristoratrice, poi seguo l’interpoderale in discesa, sognando la mia MTB … invece devo scarpinare. In un’ora abbondante, circa, raggiunge l’auto, dopo essere transitato nei pressi del Dondena. Questa bella passeggiata si conclude con l’incubo del tratto sterrato da guidare. Il relax procurato dal cammino mi aveva fatto dimenticare questa tortura finale. Ribadisco che questo tratto è il più duro della giornata, tranne che per i possessori di fuoristrada.
Info per il Mont Glacier
Altitudine: 3.186 m.
Quota partenza: 2.057m.
Dislivello totale: 1.300 (circa) m.*
Località di Partenza: termine interpoderale per Dondena, Champorcher.
Tempo totale: 5 ore e 30 min. / 6 ore.
Difficoltà escursionistiche: E
Mappa: IGC foglio 9 – Ivrea, Biella e Bassa Val d’Aosta, scala 1:50.000
Ulteriori note:
*L’itinerario aggiunge la salita al Lago Miserin, per la quale occorre aggiungere un’ora scarsa e 180 metri di dislivello. Orari e dislivello riportati in tabella si riferiscono alla salita al Glacier, ritorno al pianoro, salita al Miserin e ritorno a Dondena. Solo per il Mont Glacier occorrono 1131 m. di dislivello e circa 4,30 – 5 ore, andata e ritorno.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello PONT SAINT MARTIN, quindi dirigersi verso Bard. Svoltare a sinistra per Hône, quindi risalire la Val di Champorcher, fino a Champorcher capoluogo (Chateau).
Da Chateau, svoltare a destra la strada per il Dondena. Percorrerla fin ove possibile. Strada asfaltata, poi sterrata, molto rovinata per gli eventi atmosferici e per i numerosi passaggi dei mezzi pesanti. Se non si vuole percorrere in auto la strada sterrata, aggiungere un’ora abbondante di marcia, solo per la salita fino nei paraggi di Dondena.