Avvertenze! Itinerario di alta quota su ghiacciaio. Se siete poco pratici meglio avere una Guida al proprio seguito. Prestare particolare attenzione alla mutazioni climatiche stagionali.
Passo dei Salati, ore 9 del mattino. La porta dell’ovovia si chiude con uno scricchiolio meccanico. E’ l’alba simbolica di una giornata consistente, dettata da cifre altimetriche significative. Gli addetti dell’impianto mi confermano l’ultima corsa alle 17:15. Ho quindi un traguardo certo, da rispettare. La bellissima e calda giornata che mi troverò avanti, me ne porrà altri, quindi mi incammino dal colle senza ancora avere idee precise. Ho un progetto di massima, il Colle del Lys, ma lascio aperta la porta delle “diverse possibilità”.
Due grossi errori: sono in giro da solo, e va be’, per mia sfortuna mi capita spesso, e non ho detto esattamente dove vado. Due stronzate al prezzo di una. Queste cose in montagna non si fanno! Punto e basta.
7 gradi alle nove del mattino a 3.000 metri: cosa mi aspetta oggi? Il cielo è di quel blu che Pininfarina non se lo potrebbe neanche immaginare. Oggi chi è da queste parti l’ha talmente vicino che può leggere il codice colore senza scomodarsi troppo. E’ un gran giorno: gli scarponi partono tiepidi verso lo Stolemberg. Tengo bassa l’andatura per non soffrire troppo dello sbalzo di quota. Anche se non sono a quote iperboliche partire decisi oggi potrebbe costare caro.Blando è il risalire di quota nel primo tratto. Il sentiero, contrassegnato da un segnavia a casetta su sfondo rosso, cerchiato di giallo, procede lungo il confine Valdo-Piemontese, tagliando il gibbone sinistro dello Stolemberg servendosi di corde fisse in territorio gressonaro. Una secca discesa introduce alle indecise pendenze per l’Indren, ove arriva la funivia da Alagna. Non vedo movimento, credo sia ferma in estate; non lo so! Giungo al Colle superiore delle Pisse, sotto lo Stolemberg, e riprendo a salire deciso. Il tempo di assestare una decisa spallata ad un ingorante che non mi concede la precedenza in salita, lungo il sentiero, e arrivo all’edificio di cemento dell’Indren. Sono sorpreso dalla mia improvvisa cattiveria, ma se lo meritava. Mi chiedo come mai esiste gente che non sia pratica di etica escursionistica in giro da queste parti. Me lo aspetterei dalle frotte di turisti al Miage, da quelli che vanno a prendere il sole vicino alla lingua terminale del ghiacciaio e che mettono pure in discussione l’esistenza di un qualche Dio protettore. Non all’Indren, non soprattutto da un individuo agghindato di tutto punto.
Quest’anno all’Indren c’è neve. Il ghiacciaio è ben ricoperto e non presenta difficoltà dovute al suo superamento. Gli unici due buchi sono ben visibili, comunque procedo con grande prudenza l’ultimo quarto, dato che non c’è anima viva all’orizzonte. Il terreno è ben consistente, dunque arrivo in fretta al più complicato “passaggio delle roccette” una non-so-quanto scorciatoia per il rifugio Gnifetti. E’ un evidente salto di roccia che taglia fuori il passaggio al rifugio Mantova. Corde fisse e scalini in legno aiutano a superare questa difficoltà. Il ghiacciaio del Garstelet è ora servito. Ho deciso: andrò alla Vincent. Pensavo di fare allenamento alla quota andando al Colle del Lys … poi ho deciso di fare una punta: vale più di un passo!
Ricaccio il fiatone nei polmoni e prendo il diagonale in direzione NO verso il rifugio Gnifetti. Riesco anche ad aumentare il passo: i primi 90 minuti passati al traccheggio mi hanno aiutato. In pochi minuti sono alla gigantesca costruzione in legno a 3.611 metri di quota, come indicano le mappe e le guide CAI sul Rosa, a differenza dei 3.647 scritti sulla facciata del rifugio stesso. Questo dato interessa solo il mio altimetro: sono allineato con la mappa, posso dunque procedere.
Supero il gradino roccioso posto a sostegno del Gnifetti e raggiungo il trampolino per la Vincent: il ghiacciaio del Lys. Calzo i ramponi: i primi buchi sono nei pressi di questa crestina. Un lungo falsopiano, dominato dall’elegante profilo della Piramide Vincent, introduce alla prima pendenza vera, in quota, della giornata. Cambio di ritmo, passi molto più brevi, procedo tranquillo. Anche qui il ghiacciaio è amico: tracce facili da seguire e grande sicurezza. Fa caldo, quindi occorre comunque grossa attenzione nelle vicinanze dei crepacci …
Una serie di cambi di pendenza, dominati da seracchi sulla destra, introducono ad un altipiano che accompagna l’escursionista verso il Colle del Lys, il Balmerhorn (dove c’è l’evidente Cristo delle Vette, oltre al bivacco Giordano) ed il regolare trapezio della Vincent, ormai completamente superata e posta in direzione SE. Lascio dunque gli aperti pendii che introducono al confine italo-svizzero per addentrarmi verso la porzione di territorio delimitata dal Colle Vincent e la Piramide. Quel po’ di arietta fresca scompare, riparato dalla costa del Balmerhorn, quindi torna a far caldo: 11 gradi a mezzogiorno e sono a quota 4.050 circa.
Sorprendentemente in venti minuti raggiungo la sommità della Vincent, chiudendo con difficoltà soltanto gli ultimi istanti del pendio terminale. Inutile dire quanto grandiosa sia la vista che si gode da qua sopra: la Vincent è il primo baluardo del versante sud del Rosa in direzione delle pianure e delle valli Sesia e Gressoney. Anche se le nuvole coprono le zone lontane, a meridione, ben visibile è la porzione di catena del Rosa. Uno spuntino e qualche fotografia: non c’è nessuno, tranne il lontano traffico di chi scende dalla Parrot e dal Colle del Lys. Decido quindi di raggiungere il gratuito Balmerhorn, posto proprio di fronte alla Vincent.
Rapidissima è la discesa al Colle Vincent; lo sforzo fisico non si fa sentire a questa quota. E’ diverso il risalire allo sperone roccioso posto ai piedi del Corno Nero (Schwarzhorn), la punta più alta del Rosa non condivisa con gli Svizzeri; per pochi metri è a sinistra del confine. Torna l’ansimare del fiato, nel raggiungere questa poco significativa isola, posta ai bordi del ghiacciaio del Lys. Il Cristo delle Vette campeggia a mo’ di faro. Raggiungo la sommità del Balmerhorn, rimanendo un po’ deluso dalla vista. Sconfinati nevai salgono verso la Punta Gnifetti (non visibile), appiattendo ed annoiando un panorama reso grandioso soltanto dalle difficili curve della Roccia della Scoperta, dall’aerea cresta E del Lyskamm orientale ed il suo prospiciente Naso, in direzione S.
Con un semicerchio in direzione O poi S, ritorno sul pistone che mi accompagnerà al rifugio Gnifetti. Sono contento di quanto fatto, dato che non ho deciso di fare un giro in giornata, ma resta l’amaro in bocca per un ritorno a così poco dalla capanna Regina Margherita. Mancherebbero solo due ore. Con una giornata così avrei potuto permettermi il tentativo, anche qualora questo mi fosse costato tornare a piedi dai Salati fino a Gressoney … mai più sarei riuscito a prendere l’Ultima Ovovia. Non è detto che un domani ci ritenti. Il costo da pagare sarebbe alto, ma mi piacerebbe sfidare questo scoglio in provincia di Verbania senza pernottare alla Gnifetti.
La pista mi guida verso il rifugio Mantova, lasciando perdere il “passaggio delle roccette”. Poi il lungo traverso sull’Indren, quindi la discesa sul colle superiore delle Pisse. La risalita dello Stolemberg risulta essere devastante. Non ho più niente in corpo: ho mangiato anche poco, faccio due passi, mi appendo alle corde fisse, mi tiro su di peso e riprendo fiato. Ho avanzato un’ora rispetto al previsto. I Salati appaiono con l’ovovia nella loro intera bruttezza. Mi fermo a pochi minuti dagli impianti per finire i viveri, godendomi le acrobazie di un vicino camoscio che si diverte sulle aeree creste dello Stolemberg. La nebbia mi preclude l’ultimo saluto alla Piramide Vincent. Un giorno da leoni!
Info per la Piramide Vincent
Altitudine: 4.215 m.
Quota partenza: 2.936 m.
Dislivello totale: 1.279 m.
Località di Partenza: Stafal, Gressoney La Trinitè.
Tempo salita: 4 ore / 4 ore e 30 min.
Difficoltà alpinistiche: F
Esposizione: principalmente S + N
Mappa: IGC foglio 109 – Monte Rosa, Alagna Valsesia, Macugnaga, Gressoney, scala 1:25.000
Ulteriori note:
Partenza dall’arrivo ovovia del Passo dei Salati. Itinerario alpinistico elementare da affrontare con adeguata attrezzatura: occorrono ramponi, picozza, imbrago e corda. Abbigliamento da alta quota necessario. Ricordarsi che l’ultima corsa dell’ovovia è alle 17:15. Meglio chiedere conferma agli addetti all’impianto onde evitare 2 ore di scarpinata fino a Gressoney, Staffal, per riprendere la macchina.
Appoggi:
- Rifugio Mantova, 3.498 m. – tel. +39.0163.78150 – 80 posti + 15 invernale
- Rifugio Gnifetti, 3.647 m. – tel. +39.0163.78015 – 250 posti + 15 invernale
- Bivacco Giordano, 4.131 m. – 6 posti (mi risulta in pessime condizioni)
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello PONT SAINT MARTIN. Prendere per la Val di Gressoney.
Percorrere interamente la Val di Gressoney, fino a Stafal, ove termina la strada. Seguire le indicazioni per gli impianti a fune.