Forse chiamarla “oggetto del desiderio” è offensivo? Studiata, sognata, tentata, alla fine salita e sciata. Una liberazione, un chiodo fisso, un’ossessione. Una montagna davvero significativa per uno sci alpinista che vuol portare acqua al suo mulino, povero di pareti importanti. Data l’importanza che questo bellissimo fuoripista ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, qui di seguito ho cercato di riportare la più asettica descrizione possibile della Punta di Rabuigne, secondo il mio entusiastico punto di vista.
Posta di profilo e lontana da qualsiasi sguardo curioso ed indiscreto, la placca Nord-Ovest della Punta di Rabuigne si consegna gentilmente alla vista soltanto da altre vette di pari dignità, Rutor, Feluma o il dirimpettaio Forciaz, celandosi parzialmente a chi cerca di carpirne i segreti dalla facile Arp Vieille. Evidentemente la Rabuigne bisogna proprio meritarsela. Ancora restia nello svelarsi lungo l’elementare avvicinamento al vallone del Bouc, quindi al Rifugio Chalet de l’Epée, si concede finalmente solo al termine di un ripido traverso sotto l’anticima del Forciaz, o, altrimenti nella sua grandiosità, proprio ai piedi del suo lungo abito bianco, che cala fino ai pressi del Col Finestra.
Come per il Mont Forciaz, la gita incomincia nei pressi della destra orografica della diga di Beauregarde. Anno povero di neve questo 2002, ci costringe a portare gli sci fino alla strada per la Rochere. Venti minuti a piedi, poi eccoci lungo l’interpoderale finalmente percorribile con gli sci. Raggiunto il cartello in legno con la chiara indicazione del Rifugio Epèe, incomincia il lungo traverso che lascia il vallone di Pra Longet per raggiungere il Bouc.
Occorre quasi portarsi all’estremità opposta del lago di Beauregard, per girare l’angolo del traverso ed immettersi nel vallone del Bouc. Tra i diversi tracciati possibili, mi piace molto percorrere quello che d’estate è il greto del torrente; un canale particolare che offre una visione limitata dei dintorni, ma ha il pregio di indirizzare ben presto lo sguardo verso la Rabuigne. Obiettivo identificato!
Appena poco fuori il canalino del torrente si raggiunge il rifugio Chalet de l’Epée. Per pura comodità spezzo la gita in due giorni. Chi ha nelle gambe 5 ore circa, può godersi la montagna in giornata. La mia si chiude con un tramonto abbastanza anonimo, con il sole che scompare esattamente dietro la vetta principale dell’Ormelune.
Giorno 2
Seconda parte. Ci sono due modi per raggiungere la Punta di Rabuigne. Il primo, più lungo, ma più sicuro, porta a seguire il piano a monte del rifugio, per puntare in direzione del Col Finestra, aggirando una cresta rocciosa che culmina con la “quota 2670”. Una volta a tiro delle evidenti “rocce cornute” che scendono dalla Cima del Bouc, l’invito alla Rabuigne appare maestoso, dapprima docile, poi sempre più ripido, fino alle pendenze davvero imponenti a partire da quota 2.900 circa. Questa sarà la via di discesa; per la salita la poca neve di quest’anno permette il percorso alternativo, più breve.
La seconda possibilità è una bella scorciatoia che taglia diagonalmente il vallone, mirando ai piedi della “quota 3.194”, meglio identificabile come anticima del Mont Forciaz. Gradualmente il pendio si impenna, concedendo una lieve tregua ai piedi del Ghiacciaio di Lepere, accesso al Forciaz. Attraversato un esiguo pianetto si raggiunge la morena esterna del ghiacciaio della Rabuigne, che chiude ad angolo un caratteristico colatoio proprio ai piedi dell’anticima prima citata. E’ facilmente intuibile che la salita sulla morena esterna è molto più sicura ed al riparo dalle pietre scaricate dalle grigie pareti sovrastanti.
Mappa percorso di salita.
L’immagine fotografica appiattisce, ma la risalita della morena è ben distanziata dai pendii infidi sotto la grigia anticima del Mont Forciaz (proprio al centro della foto). Non fatevi inoltre ingannare dalla prospettiva falsata dell’immagine. La Punta di Rabuigne è molto più a sinistra rispetto a quella che sembra la punta più alta nella foto (l’anticima del Forciaz).
Mappa percorso di discesa.
Per quanto interessanti i pendii visionati lungo l’itinerario di salita, è molto invitante l’ampio percorso indicato dal letto del ghiacciaio ritirato. Come spiegato, questa traccia è l’alternativa sicura all’itinerario di salita. Rimane il fatto che il pendio del ghiacciaio deve essere assolutamente assestato per essere affrontato in sicurezza.
Una volta attaccata la morena, non c’è più tempo per rifiatare. Ci si sposta inesorabilmente con un lungo diagonale verso sinistra, zig-zagando in continuazione per via delle forti pendenze. Superata la morena, ben presto ci si immette sul ghiacciaio. La curva del terreno è formidabile: nega alla vista la cima della Rabuigne, lasciando lo sguardo appeso tra l’orizzonte ed il grigio ghiacciaio spelacchiato. Dove il ghiaccio affiora ci sono le pendenze più dure. Si superano sulla destra del pendio.
E’ durissimo il tratto dalla morena fin sopra il ghiaccio affiorante. Ben presto la Cima del Bouc appare più bassa. L’ultimo tratto del grande pendio collide con un’apparente cresta bianca sospesa nel vuoto. La cima non si vede ancora. Raggiunta la cresta nevosa appare anche la soluzione alla salita. Pochi metri di dislivello segnano il termine della fatica; un’aerea conchetta fa da eliporto, prima ancora che incipit alla frastagliata cresta ascendente al vicino Mont Forciaz.
La vetta è, ora, velocemente raggiunta. Gli ultimi metri sono un battito di ciglia, in confronto alla terribile ultima ora passata lungo il ghiacciaio. Un po’ di riposo, le fotografie di rito, poi la meritata discesa. Il vento, pur intenso, è alquanto sopportabile. Oggi è una meravigliosa brutta giornata. Meravigliosa perchè, nonostante il cielo lattiginoso, la visibilità è comunque accettabile. Brutta perchè la luce biancastra rovina lo scenario fotografico ed altera la percezione dei cambi di pendeza dello strato nevoso. Pazienza. Positivo il fatto che “aquila meccanica no anima”* oggi non si è fatto vedere del tutto. I ricchi bambini volanti sono rimasti tutti a casa!
Dalla Rabuigne è tutto: la poesia silenziosa dello Sci Alpinismo batte lo sci chiassone 10 uomini a 0.
*Libera interpretazione da “Tabula Rasa Elettrificata”, C.S.I. – era “… macchina meccanica no anima …” – citazione doverosa.
Info per la Punta di Rabuigne
Altitudine: 3.261 m.
Quota partenza: 1.800 m.
Dislivello totale: 1.461 m.
Località di Partenza: Bonne, Valgrisenche
Tempo salita: 2 ore + 3 ore
Difficoltà sci-alpinistiche: BS
Esposizione: O+NO
Mappa: IGC foglio 102, Valgrisenche, Val di Rhêmes, Valsavarenche – Scala 1:25.000
Appoggio: Rifugio Chalet de l’Epée, 0165-97215, 60 posti. Invernale: 8 posti.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, immettersi sulla statale n. 26 fino ad Arvier.
Ad Arvier, imboccare la Strada Regionale della Valgrisenche. Percorrerla fino oltre il paesino di Valgrisenche, proseguendo per la località Bonne. Appena prima di giungere a Bonne, seguire in direzione della diga, sopra la quale c’è una strada transitabile. Terminato l’attraversamento, parcheggiare l’auto.
Per giungere all’accesso vero e proprio della gita, proseguire in piano lungo la strada che cinge la destra orografica del lago, fino oltre ad una galleria, per circa un chilometro. Salire lungo l’interpoderale per la Rochere.