Giorno 1
Il giorno in cui sentirete la necessità di assegnarvi un premio, oppure vorrete farvi un regalo lungo ventiquattro ore, da soli o, meglio ancora, in compagnia, prendete la vostra auto, salite fino a Cretaz, ultima frazione antistante Cogne. Cercate parcheggio, preparate con cura e sommo equilibrio il vostro zaino, fate mente locale se vi siete ricordati di tutto … pronti a partire. Memorizzate bene il rumore plastico-metallico della portiera che si chiude. Nelle prossime ventiquattro ore non sentirete nulla che vi farà ricordare da dove venite e ritroverete l’incantato mondo dei silenzi e della Natura assoluta padrona. Partenza da Cretaz dunque, attraversando il Grand Eyvia e salita nascosta in un fittissimo bosco lungo il sentiero 26 che, con le sue ramificazioni, sarà il numero fortunato fino al ritorno.
L’obiettivo del primo giorno è il bivacco Gratton, al termine di una lunga salita, il cui inizio coincide con l’attraversamento di un bosco molto esteso. Le pendenze sono mitigate dal sentiero mai diretto. Il primo fianco vallivo sopra Cretaz non concede molto altro che questo impenetrabile regno degli gnomi. Qualche casera diroccata (quote 1.660 e 1.821), un emozionante incontro con una femmina di camoscio accompagnata da due piccoli, sorprendentemente a bassa quota. Segue l’ampia radura di Les Ors, 1.944 m. con vista dominante sul verdissimo prato di Sant’Orso, in grande risalto, contrapposto alla secca sponda d’erba bruciata che sale in direzione Gimillan. Poco distante il gruppo di baite si trova il primo bivio importante. Occorre proseguire a destra, rimanendo sul 26. Il sentiero che prosegue dritto si inoltra nel contiguo vallone di Vermianaz; ma questa è un’altra storia. Ora si entra nel vallone di Pousset.
Aggirato il largo costone che separa i due valloni, si procede nuovamente tra conifere sempre più rade. Il forte controsole del pomeriggio non lascia molta visibilità in direzione della meta, però illumina a dovere il profilo imponente e tetro all’aguzzo spuntone roccioso dell’Ouille, dal quale ci si allontana lentamente marciando verso l’Alpe Pousset Inferiore (q. 2.176), sede della casa dei Guardiaparco. Una fontana ristoratrice permette il rifornimento: più che mai fondamentale in quest’anno di siccità. Non c’è acqua lungo il resto del Vallone del Pousset, nè nei pressi del Bivacco Gratton, situato sull’ampia sella disegnata dal Col di Pousset, a 3.198 m.. Lasciato il casolare, il sentiero segue una brevissima costa rocciosa per immettersi, poi, in una serie di dolci ripiani erbosi.
Avanti al senso di marcia il crinale della Rossa offre una sponda al sole sempre più basso sull’orizzonte. L’angolo di riflessione della luce illumina l’ampia spalla innevata disegnando una mezzaluna scintillante appesa tra terra e cielo. Non ci sono più compromessi: avanti a me solo gelida ombra scura oppure sole abbagliante. Alle mie spalle le vaste praterie bruciate del Pousset fanno da cornice al brullo panorama della sponda opposta della Val di Cogne. L’emergente Emilius comanda la vista che, in direzione levante, scopre la piramide rocciosa della Garin, la tozza mole della Punta Grauson, la conca del Grauson e la lunga catena dell’Invergneux. Lontane emergono le vette, parzialmente innevate, dell’Urtier (Torre Ponton) e la remota sella del Col Finestra. Sono passate da poco le 5 del pomeriggio, e sto per essere inghiottito dalla grande ombra nera proiettata dalla quota 3.337 e dalla depressione del Col di Pousset. Quando raggiungo l’Alpe Pousset superiore, a quota 2.529 m., lascio il mondo della luce. Circondato da branchi di camosci assai vitali e da più pacati stambecchi solitari, riprendo a marciare verso il desolante mondo a monte delle praterie del Pousset.
E’ come passare di colpo dal giorno alla notte, dal caldo al freddo. Ci sono 6 gradi a quota 2.600 metri ed una fredda luce bluastra altera i colori degli ultimi prati. Il sentiero si inasprisce di colpo, percorrendo il tratto sotto i denti rocciosi che disegnano la cresta tra la Punta ed il Colle di Pousset. Trovo il segnavia 26 e 26a, che indica la via verso la già citata vetta, ormai molto vicina (q. 3.046 m.). Si rimane sul 26, che si arrampica ora decisamente ripido, per placarsi quando la traccia scompare ed i segnavia sono solo sbuffi di vernice gialla. Avanti al col Pousset il panorama è francamente desolante, soltanto rocce che celano le meraviglie visibili unicamente dai pressi del bivacco. Il freddo, sempre più pungente mi stimola ad allungare il passo; di contro la quota ormai ragguardevole permette allo sguardo di diffondersi lungo la catena alpina. Cervino e Monte Rosa sono i protagonisti del momento, al pari degli Apostoli, perfettamente illuminati dalla calda luce che filtra da ponente. La marcia prosegue difficoltosa, lungo la pietraia terminale, a causa della neve caduta da poco: l’arrivo al colle, oltre che una gratificante ricompensa è una vera e propria liberazione. Il vallone del Pousset si è rivelato sorprendentemente lungo!
Faccio in tempo a coprirmi ed a sistemare alla veloce le mie cose nel bivacco, per uscire e godere appieno il panorama. Finalmente appare la mole rocciosa della Grivola e la Rossa è appena lambita dall’ultima luce, mentre, avanti ai miei ultimi passi, trionfa l’ampio bacino ghiacciato del Trajoz. L’ombra si è impossessata di quest’angolo di mondo, ingigantendo il senso di solitudine. Alle mie spalle, guardando verso nord, il panorama è colorato dagli ultimi gentili raggi rossi dell’inevitabile tramonto. Dal Dente del Gigante fino al Monte Rosa, è tutto lì, a disposizione. Bellissimo. Sospeso a metà tra il “come sarà il giorno dopo” e la pacifica visione dell’arco alpino, mi ritiro per una frugale cena. Il veloce pasto mi permette di assistere agli ultimi bagliori sulla Gran Becca ed il fievole spegnimento del Monte Rosa. Le luci di Cogne, nel buio della vallata, segnano l’ora della notte. La temperatura è scesa sotto allo zero, alle 20:30. Alle 21 vado a dormire.
Notte incantata: la luna quasi piena illumina il ghiacciaio del Trajo ed ingentilisce la Grivola. La posizione del Gratton è davvero fortunata. Sotto la volta celeste, sospesi su un mare ghiacciato, vicino ad abissi di ombre, la magia della luce argentata accentua quelle sensazioni incredibili che nessuna parola scritta o detta potrà descrivere a dovere: sono quei momenti che ti restano cuciti dentro, tuoi per sempre.
Giorno 2
Mi godo la comodità del bivacco fino a quando il sole non urla la sua presenza con i primi raggi che bucano la piccola finestra posta in alto, sul lato est della costruzione. I colori dell’alba sono stupefacenti: è rossa la Grivola, rosso il Trajoz ed è rossa la Rossa o, meglio, soltanto l’ampia cresta che dovrò risalire tra pochi minuti. Lascio il Gratton per affrontare la dura ascesa alla quota 3.337. Il terreno, una calotta di pietre, ha pendenze discrete ed è la neve appena caduta che rende faticosa la rimonta su pietre instabili. Ci vuole un’abbondante mezz’ora di cammino duro per arrivare all’ampia spianata ai piedi della cresta finale. Il tempo di rifiatare per rendermi conto della suggestiva bellezza del luogo …
L’ultimo tratto è veramente facile: il ghicciaio del Trajoz lascia scoperta una discreta porzione di sfasciumi (la cresta nord-est) che non presenta mai alcuna difficoltà: l’unico passaggio degno di nota è l’aggiramento di un roccione alla destra, dove occorre mettere i piedi sulla gengiva fatta più di neve che di ghiaccio. Sono pochi metri, ma potrebbero essere insidiosi in caso di ghiaccio vivo. L’ultima mezz’ora è spettacolo puro, salendo giusto a fianco della bella serraccata del Trajoz, molto vicina al percorso obbligato. Ed è alquanto terrificante la vicina crepaccia terminale, ma i passi procedono sicuri sui facili sfasciumi, fino a giungere sul pulpito terminale, quota 3.630 m., la vetta più elevata della Valle d’Aosta conquistabile in assetto escursionistico.
La sommità della Punta Rossa della Grivola è sospesa sul vuoto per due terzi del suo perimetro. Vista straordinaria a sud sull’allinemento della catena Grand Serz, Herbetet, Montandaynè, Piccolo e Gran Paradiso. Ad est il precipizio sopra il vallone di Lauson ed il Colle della Rousse. A nord ampia visuale dal Grand Combin al Monte Rosa. Scompare quasi il gruppo dell’Emilius e Garin di fronte a tanta sontuosità. La striata forma della Grivola, ad occidente, lascia campo al massiccio del Bianco, illuminato perfettamente dal primo sole. Sono da poco passate le 9 del mattino, e la luce abbraccia ormai tutto il bacino del Trajoz il cui circo delimita la lunga cresta che porta dapprima alla Nera poi alla Bianca della Grivola.
La Grivola impone la sua mole, principale protagonista di quest’angolo di mondo. Le due creste frastagliate ne disegnano l’elegante profilo. Con un binocolo si scorge la mimetica sagoma del Bivacco Balzola, posto nel bel mezzo della cresta nord-est: data la posizione di quest’ultimo, oso pensare che sia una delle strutture meno frequentate dell’intera regione.
Dopo un’ora di pieno relax, trascorsa godendomi il maestoso panorama, incomincio la discesa. E’ faticoso ripartire da un luogo così straordinariamente bello. Magari la facilità della punta non ha regalato nemmeno una minima scarica di adrenalina, ma procedere dal Colle di Pousset fino alla vetta è stata una delle salite più spettacolari che abbia mai fatto.
Variante di discesa: traversata verso il Sella al Lauson, transitando dal Colle della Rousse. Non appena terminata la parte più stretta della cresta, quando si mette piede sul largo piano di sfasciumi, anzichè puntare alla quota 3.337, sopra il Col di Pousset, incominciare una lunga virata, dapprima in direzione est, poi verso sud pieno, puntanto il Colle della Rousse (3.195 m.). Questa lunga inversione a “U” è ottimamente segnalata da ometti e, ben presto, ci si troverà a camminare esattamente sotto la cresta terminale poc’anzi percorsa. Tutto il fianco orientale della Rossa della Grivola è fatto di aspre rocce, nel tratto superiore, e di pietraia sminuzzata mista terra dove transita il sentiero. Con un lungo e veloce traverso si giunge nei pressi del Colle della Rousse: l’ultimo passaggio per arrivare al valico può sembrare un po’ complicato, ma, una volta nei pressi, ci si rende conto di quanto le apparenze siano ingannevoli. Senza difficoltà si giunge nel vallone del Lauson. Dal colle, naso all’insù, è notevole la vista sull’imponente parete rocciosa della Rossa. Un muro invalicabile, osservata da qui.
Dal Colle della Rousse c’è ancora un panorama affascinante sul Grand Serz, Herbetet ed il resto del gruppo del Gran Paradiso. A nord compare la striscia ghiacciata del Monte Rosa. Uno spettacolo davvero desolante viene offerto dalla muraglia di pietre che delimita il contrafforte che congiunge il Col Lauson alla Rossa della Grivola, passando per il Col des Rayes Noire, la Punta Bianca e la Punta Nera. Un tratto ripido di discesa conduce velocemente sui fianchi erbosi del vallone. A tarda stagione sono molto più numerosi stambecchi e camosci dei turisti e, in questa parte del vallone, gli acrobati del Gran Paradiso abbondano incontrastati.
La comoda discesa procede lungo l’autostrada del Lauson. Dal Colle al rifugio ci vuole poco meno di un’ora. Un’altra ora e mezza scarsa e si giunge a Valnontey. La lunghissima traversata sta per terminare (per chi ha piazzato la seconda auto al parcheggio) e, chi giunge dalla Punta della Rossa, trova quest’ultimo tratto quasi insignificante … oltre che eterno! A fondo valle, l’immagine della Testa di Valnontey, ultima grande montagna in bella vista, è offuscata dal controsole. Per coloro i quali devono tornare a Cretaz, c’è ancora un’ora buona di cammino, lungo il sentiero che costeggia l’ipotenusa del Prato di Sant’Orso, ai piedi del contrafforte dell’Ouille. Senza attraversare il torrente, dal parcheggio di Valnontey, seguire il largo sterrato e procedere, in leggera discesa, in direzione nord-ovest.
Sono di nuovo le tre del pomeriggio quando sento nuovamente il rumore plastico-metallico della portiera della mia auto: sono tornato con i piedi per terra!
Che aggiungere d’altro: se andate a Cogne, giocatevi il 26 in tutta tranquillità. E’ un numero che esce sempre. Traversata splendida, dapprima in ambiente molto solitario, poi nel traffico del Lauson. Passare una notte al Gratton dà ulteriore valore aggiunto a questa escursione già di per sè eccelsa. Peccato che il bivacco abbia solo 9 posti letto (a pieno régime vedo male gli occupanti …). Per le comitive numerose è obbligatorio il soggiorno al rifugio Vittorio Sella al Lauson. Ci vogliono circa 4 ore di marcia dal rifugio per arrivare alla vetta, mentre dal bivacco basta un’ora e mezza abbondante, neve permettendo. Con due giornate eccezionali, come quelle che ho avuto la fortuna di trovare, si potrà capire perchè questo posto si chiama Gran Paradiso. Senza bisogno di sprecare nessun’altra parola.
Info per la Punta Rossa della Grivola
Altitudine: 3.630 m.
Quota partenza: 1.495 m.
Dislivello totale: 2.135 m. totali.
Località di Partenza: Cretaz, Cogne.
Tempo totale: 4 ore al bivacco Gratton, 1 ora e 45 min. dal bivacco alla vetta, 5 ore il ritorno vetta, Colle della Rossa, Lauson, Valnontey, Cretaz (tutto a piedi, ovviamente)*.
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: svariate. Principalmente N.
Mappa: IGC foglio 101 – Gran Paradiso, La Grivola, Cogne, scala 1:25.000
Appoggio:
- Bivacco Gratton, al Col Pousset, 3.198 m. 9 posti
- Rifugio Vittorio Sella la Lauson (CAI Biella): +39.0125.74310, 160 posti + 35 invernali.
Altre note: In traversata: un’auto a Cretaz e la seconda a Valnontey. Potendo, meglio pernottare al Bivacco Gratton, la gita diventa molto più spettacolare.
A Cretaz ci sono due parcheggi: il primo lo si incontra negli immediati pressi della frazione lungo la SR per Cogne, il secondo è sulla sponda opposta del Grand Eyvià, esattamente alla partenza del sentiero.
*Tempi indicativi: 4 (4,30) h per il bivacco Gratton. 1,45 h dal Bivacco alla vetta. 5 ore (camminando decisi) dalla vetta a Cretaz, via Lauson-Valnontey. Contare 4 ore al parcheggio di Valnontey dalla vetta.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, quindi svoltare per Aymavilles e risalire la Val di Cogne.
L’ultima frazione prima di Cogne è Cretaz. Due ampi parcheggi a disposizione: il primo è proprio antistante la frazione. Per giungere al secondo, occorre attraversare il Grand Eyvia, girare a destra e tornare indietro fino alla piccola area parco giochi. Il sentiero parte proprio di fronte a questo parcheggio.
Note particolari: tutto l’itinerario si svolge all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso.