Ho ancora addosso gli ultimi metri, quelli della felicità più assoluta, irrefrenabile, che separano la grande sofferenza del duro pendio terminale, dall’esplosione di gioia per la vittoria. Nelle orecchie il grido di soddisfazione di Andrea che, quasi incredulo, urla: “non si sale più, non si sale più!” Avanti a noi la croce con il mirino, posta sull’esatto vertice della Tresenta, ed il Piemonte, che scompare nel baratro del versante meridionale. Mi corrono i brividi lungo la schiena e, questa volta, gli occhi si inumidiscono, mentre la mascella si lascia scivolare in basso, donandomi quella espressione inebetita di chi, con la bocca aperta, ha colto con lo sguardo qualcosa di non quantificabile, di eccezionale, di difficilmente raccontabile. Non è uno dei soliti arrivi in vetta: è qualcosa di diverso, questa volta, arricchito da una magia inspiegabile quanto inaspettata. Solo la montagna può dare questo …
La Tresenta è un regolare triangolo, dalle apparenze assai modeste, perchè posto in mezzo alla bastionata imponente della Becca di Moncorvè, sostegno del bacino occidentale del Gran Paradiso, ed alla possente mole del Ciarforon, monolite trapezoidale, impreziosito da una coltre ghiacciata che ne cinge i due versanti settentrionali (N e NO), oltre che la vetta.
Ai piedi della Tresenta, i resti del Ghiacciaio di Moncorvè, ridotto ai minimi termini. Soltanto sotto le pendici del Ciarforon ritrova consistenza e dimensioni degni di tal nome. Uno scivolo, crepacciato e ghiacciato, delimita il pendio Nord, ed un piccolo residuo di neve sporca, a forma di “2” si avvicina alla cresta NO, la nostra via di salita. Lontana in fondo al vallone, dal Colle del Gran Paradiso, inizia la lunga cresta E, altro facile accesso a questo splendido pulpito.
Non c’è molto da dire sul tratto che sale dalla piana di Pont Valsavaranche fino al Rifugio Vittorio Emanuele. E’ uno dei sentieri più trafficati della Valle d’Aosta, che si inerpica su facili ed ampi pendii, una volta raggiunte le “plattes” fuori dal rado bosco. Gli scorci sono di grande effetto, soprattutto nei pomeriggi di luce incantata, quando una dopo l’altra, Tresenta, Ciarforon, Becca di Monciair, Denti del Broglio, Testa e Ghiacciaio del Grand Etret e Punta Fourà gareggiano nel giganteggiare. E’ facile, soprattutto fuori stagione, incontrare camosci e stambecchi, circolare liberi ed indisturbati. Per fortuna sono una banalità, da queste parti … Segnavia numero 1: non si può sbagliare, neanche volendo.
Dal rifugio Vittorio Emanuele (1 h. 45 min., 2.732 m.), lasciare il laghetto sulla sinistra e risalire la morena sul ripido ciglio destro. Dopo un quarto d’ora, si raggiunge l’ampio pianoro ai piedi della Tresenta e del Ciarforon. Il sentiero prosegue, ben marcato da ometti, in direzione del colle del Gran Paradiso. Dopo un paio di minuti un poco visibile bivio incoraggia a svoltare a destra: è la scorciatoia per portarsi ai piedi della Tresenta, attraversando il torrente, marciando lungo fasce di rocce scure, a gradoni. E’ però molto più semplice rimanere sul sentiero ben marcato, per deviare in direzione della larga cresta NO della Tresenta, superando poi in seguito facili gradoni di roccia.. Entrambe le piste convergono comunque “naturalmente” al piccolo tratto di ghiacciaio da superare, in corrispondenza di un pietrone cubico posto sotto una fascia di rocce grigie (3 h. 30 Min).
Ad oggi (settembre 2004) ci sono circa 200 metri lineari di attraversamento del ghiacciaio, lungo la linea di massima pendenza, puntando al cubo di pietra descritto. Giunti dalla parte opposta del ghiacciaio (necessari i ramponi per l’attraversamento, soprattutto a fine stagione, quando la neve lascia il campo al ghiaccio vivo!), incomincia il tratto più delicato della salita. Un’impennata di circa quindici/venti minui su terreno abbastanza ripido, fatto di pietroni fortemente instabili e poco rassicuranti. Consiglio di procedere molto distanziati da eventuali altre presenze umane, e di porre grande attenzione verso sè stessi e chi procede sotto.
Nota bene: quanto descritto nel paragrafo precedente può risultare inesatto ad inizio stagione, con innevamento ancora esistente sul fianco NO della Tresenta. Se gli scivoli si presentano ancora carichi, la difficoltà della gita aumenta. Porre estrema cautela! Necessari sempre i ramponi, almeno fino a quando esisterà il breve tratto di ghiacciaio ai piedi della Tresenta. In caso di innevamento, valutare l’utilizzo di picozza e corda, soprattutto in presenza di neve dura. Ricordo che al mattino il sole non colpisce il versante interessato dalla salita, che potrebbe essere ri-gelato nella corso della notte.
Dopo aver superato la prima balza molto ripida, la pendenza si attenua per qualche minuto, per tornare nuovamente insidiosa in corrispondenza di una cinta diagonale, sopra la quale, a sinistra, si trova il nevaio a forma di “2” e, a destra, uno sperone roccioso. Raggiunta ed oltrepassata la cinta, la salita si attenua leggermente, ed è facile trovare ometti che tracciano la via. Il lungo pendio terminale, dall’anticima di quota 3.363 (4 h. 15 min.) fino al culmine, è una regolare ed impegnativa rimonta su sfasciumi. Spesso le difficoltà si attenuano grazie a tratti di “sentiero spontaneo” che agevolano la progressione. E’ più semplice percorrere gli ultimi cento metri di dislivello sulla destra del pendio, vicino al confine con il Piemonte. Dal basso verso l’alto non è semplice vedere questo percorso, che si svelerà meglio soltanto quando si intraprenderà la discesa dalla vetta.
Gli ultimi metri, anche per via della quota significativa (in vetta: 5 h.) sono molto duri, oltre che molto emozionanti. Dominato a Nord dall’imponente versante roccioso meridionale di Montcorvè e dal Gran Paradiso, il panorama si estende infinito, a Sud, lungo la remota pianura piemontese ed i profili delle valli torinesi, che si accavallano culminando nella lontana sagoma del Monviso. Seguono quindi le alte testate dell’Uja di Ciamarella e lo scuro profilo settentrionale delle Levanne. Procedendo a Sud Ovest, l’ardita mole del Ciarforon, per metà salto di roccia verticale, a meridione, e per l’altra metà calotta e scivolo ghiacciato. Appena alla destra del Ciarforon compaiono i lontanissimi gruppi della Grande Motte e Grande Casse, in Francia. Quindi Punta Basei e ghiacciaio, Calabre, Tsanteleynaz e ghiacciaio. Il tour prosegue con l’alto profilo della Grande Sassiere che sovrasta la Granta Parei, che a sua volta domina le cime della Vaudala, ed il ghiacciaio di Goletta. Procedendo verso NO le vette del Truc Blanc e della Grande Traversiere precedono il nodo del Taou Blanc – Aouille – Entrelor che delimitano l’alto bacino del Nivolet. Ancora più a destra la scura catena rocciosa della Grande Rousse fa da sponda al gruppo del Bianco. Esattamente sotto il Dente del Gigante appare l’impervia Punta di Bioula, appena prima che l’infinito venga cancellato dalla sponda rocciosa che sostiene la Schiena d’Asino. A Nord si trova il profilo occidentale del Gran Paradiso con ghiacciaio omonimo, e la già citata parete Sud della Becca di Montcorvè. Quindi, procedendo verso E, la lunga bastionata rocciosa si erge sopra il ghiacciaio di Noaschetta, si impenna nella Cima di Ceresole; segue la Testa della Tribolazione, la Testa di Valnontey, la perla scura del Lago di Gay ed il ripido profilo roccioso della Becca di Gay e Roccia Viva. Nella miriade di altre cime rocciose, significativi sono i tre Becchi della Tribolazione (Settentrionale, Centrale e Meridionale) posti a termine dell’ampia conca formata dal Vallone del Gias della Losa. Tutto il versante piemontese ha apparenze estremamente selvagge e distanti.
Il versante meridionale della Tresenta, si presenta come una terrificante parete di sfasciumi, dove prende corpo una traccia che conduce pochi metri sotto la vetta. In basso il grande pianoro del Lago di Ciamousseretto, Quest’ultimo e il suo gemello più piccolo, posto immediatamente ai piedi della cresta Sud, ingentiliscono l’asprezza del paesaggio pietroso. Noasca è bassissima, oltre che molto lontana, oltre 2550 metri più in basso. Sbirciando la mappa, tutto sommato abbastanza recente, noto che il ghiacciaio di Ciamousseretto, che dovrebbe cingere i versanti SE e SO del Ciarforon e della Tersiva, è piu’ solo un pietoso scivolo grigio scuro ai piedi del primo.
La lunghissima discesa conferma la pericolosità del tratto di pietroni poco prima di ritornare a pestare ghiaccio ai piedi della Tresenta. Dopo tanto procedere su terreno poco agevole, difficile, è molto bello marciare sul rassicurante sentiero che riporta al Rifugio Vittorio Emanuele. Inconsapevolmente, questo tratto si rivela il più pericoloso della giornata. La stupenda luce del pomeriggio obbliga a camminare voltandosi spesso a guardare in direzione dell’aguzzo dente della Becca di Montcorvè, della Tresenta appena salita, del severo Ciarforon e dell’elegante vetta della Becca di Monciair. E’ facile inciampare, catturati dalla vista calamitante. Superato il rifugio, procedendo in direzione di Pont Valsavaranche, il rischio rimane. Ci scopriamo, stanchissimi, spesso fermi a rimirare lo spettacolo offerto da questo gruppo di cime, quasi legati da un invisibile cordone ombelicale troppo difficile da recidere, e stregati dalla luce calda e avvolgente del lungo tramonto autunnale.
Info per la Tresenta
Altitudine: 3.609 m.
Quota partenza: 1.960 m.
Dislivello totale: 1.649 m.
Località di Partenza: Pont Valsavarenche.
Tempo salita: 5 ore e 30 / 6 h.
Tempo salita con pernottamento al Rif. Vittorio Emanuele II:
· giorno 1. Pont Valsavarenche – Rif. Vittorio Emanuele: 1h45min / 2h
· giorno 2. Rif. Vittorio Emanuele – vetta Tresenta: 3h / 3h 30 min.
Difficoltà escursionistiche/alpinistiche: EE+/F
Esposizione: O poi NO
Mappa: IGC foglio 102 – Valsavarenche, Val di Rhêmes, Valgrisenche, scala 1:25.000
Nota bene: la salita ad inizio stagione, con ancora presente l’innevamento, è da considerarsi a tutti gli effetti alpinistica, come non è da sottovalutare affatto l’attraversamento del piccolo ghiacciaio ai piedi della Tresenta, soprattutto in stagione inoltrata, quando la neve ha lasciato il posto al ghiaccio vivo. Necessari i ramponi per l’attraversamento!
Appoggi:
- Rifugio Vittorio Emanuele II, C.A.I di Torino. 137 posti letto, telefono +39.016.595920. Locale invernale: 40 posti letto.
Accesso automobilistico
Autostrada: uscita casello AOSTA OVEST, immettersi sulla statale n. 26 fino a Villeneuve.
Da Villeneuve proseguire in direzione Introd, oltre il quale si troverà il bivio Valsavarenche – Val di Rhêmes. Predere a sinistra, e salire fino al termine della strada regionale della Valsavarenche, in località Pont. Ampio parcheggio alla fine della strada.
Attenzione: la gita si svolge interamente nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La normativa attuale vieta l’accesso ai cani nel territorio del Parco.